DELITTO MACCHI
Binda, a luglio tre udienze
Il 19 luglio approda in Cassazione il ricorso sulla scarcerazione, pochi giorni prima si apre in Corte d’appello a Milano il processo di secondo grado

A luglio saranno giorni di superlavoro per il collegio difensivo di Stefano Binda.
Oltre alle due udienze già fissate del processo in Corte d’Assise d’Appello a Milano (rispettivamente l’11 e 18 luglio), ieri gli avvocati Patrizia Esposito e Sergio Martelli hanno ricevuto l’avviso di essere stati convocati in Corte di Cassazione a Roma il 19 luglio.
Lì si discuterà del ricorso contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame del capoluogo lombardo che ha respinto l’istanza volta a ottenere la revoca della custodia cautelare in carcere del 51enne di Brebbia, condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Varese nell’aprile di un anno fa per l’omicidio di Lidia Macchi.
«Ormai siamo preparati a tutto, tanto che stiamo mettendo a punto anche alcuni motivi aggiunti al nostro atto d’appello», commenta l’avvocato Esposito. «Vorrà dire che subito dopo l’udienza a Milano, prenderemo un treno o un aereo per essere pronti a perorare la nostra causa in Cassazione. Diciamo che la materia, visto che la studiamo da parecchio tempo, lo conosciamo abbastanza bene».
I due difensori hanno ripercorso in 10 pagine le criticità, a detta loro, dell’ordinanza del Riesame del capoluogo lombardo. «Chiedevamo quali fossero gli elementi concreti e attuali che giustificassero il permanere della custodia cautelare in carcere e per tutta risposta il Tribunale del Riesame si è riportato a una sua precedente ordinanza del novembre 2016», ha commentato di recente - amara - l’avvocato Esposito.
Il Tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Cesare Tacconi, ha spiegato che il lungo tempo di carcerazione trascorso e il comportamento corretto tenuto in carcere da parte da Binda «non sarebbero sintomatici del venir meno delle esigenze cautelari».
Esigenze cautelari per la cui attualità, a detta del Riesame, rifacendosi a un orientamento della Cassazione, «non è richiesta la sussistenza di alta probabilità che di presenti l’occasione per delinquere». In Cassazione ci sarà modo per la difesa per contestare l’assunto del Riesame su tutta la linea: dal presunto «rischio immanente dell’inquinamento probatorio» da parte dell’imputato all’altrettanto presunto pericolo di reiterazione del reato che si dedurrebbe dalla «personalità psicopatica» dell’imputato, fino al permanere allo stato del pericolo di fuga di Binda, dal gennaio del 2016 in carcere.
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