L’INTERVISTA
«Feriti dalla lontananza del club»
Crisi Varese, parla capitan Ferri: «Spogliatoio eccezionale, in campo a testa alta». Squadra senza rimborsi: «I più giovani, per risparmiare, si portano il cibo da casa e imparano a cucinare»

«Se siamo rimasti a galla in questa situazione è grazie al gruppo. Ci siamo fatti forza gli uni con gli altri, siamo restati uniti. Ed è stato fondamentale».
Michele Ferri, capitano del Varese, 36 anni, una vita professionale trascorsa soprattutto tra serie A e B girando l’Italia da Trieste a Trapani con tappe importanti a Palermo, Cagliari e Bergamo, sottolinea i meriti di uno spogliatoio giovane ma solido. E ammette, con amarezza, che «durante la carriera non mi era mai capitato ciò che sto vivendo a Varese».
DELUSIONE La squadra aspetta ancora la mensilità di novembre, il club è indebitato e senza liquidità, in piazzale De Gasperi c’è un vuoto riempito soltanto dalla speranza che la trattativa in atto per il passaggio di proprietà possa andare a buon fine. «Ciò che ci ha fatto più male - dice Ferri - è la lontananza della società, il vuoto che si è creato. Okay, ci sono dei problemi, ma una maggiore vicinanza sarebbe stata importante». Il gruppo si è ritrovato abbandonato a se stesso però ha saputo «reagire positivamente». Racconta il difensore originario di Busto: «Qui, già nella stagione scorsa, ho conosciuto una situazione analoga che all’interno dello spogliatoio era più complicata da gestire». Perché? «Perché rispetto ad oggi c’erano giocatori meno giovani, ragazzi con famiglie sulle spalle, con dei figli. Ciò ha fatto sì che il nervosismo fosse maggiore. Nella formazione attuale sono l’unico ad avere dei piccoli, gran parte dell’organico è composto da giovanissimi. Le difficoltà restano, sia chiaro: bisogna mangiare, ci sono le bollette da pagare. Tuttavia la spensieratezza un po’ li aiuta. Sono all’inizio della carriera, ci tengono a fare bene sul campo e a mettersi in mostra».
BORSONI Ferri racconta un aneddoto riferito al gruppo dei più “verdi”: «Non arrivano i rimborsi, non ci sono soldi, così i ragazzi si organizzano per risparmiare. In tanti, dopo il giorno di riposo trascorso in famiglia, rientrano a Varese con i borsoni pieni di viveri e si mettono ai fornelli».
AFFETTO Un aiuto lo sta dando anche l’ambiente biancorosso: «Tanta gente - conferma Ferri - ci sta dimostrando affetto e calore con supporti concreti. A partire da Paolo Maccecchini e proseguendo con altre persone. C’è chi si prodiga per dare passaggi come l’amico Fabio Zanarella, c’è chi ogni tanto paga una cena ai ragazzi, c’è chi si rende utile diversamente. Piccoli, grandi gesti». Il capitano ribadisce come, nelle difficoltà, all’interno dello spogliatoio si siano «rafforzati i rapporti personali». «Si è stretto il cerchio» sintetizza, prima di constatare come il caso Varese incarni una deriva che sta ammorbando l’intero calcio italiano: «Degradi simili si stanno verificando pure in altri club, purtroppo penso che ciò sia lo specchio di tutta l’Italia, di un sistema sbagliato. Il calcio, negli ultimi anni, è andato sempre peggiorando sotto questo profilo».
TESTA ALTA La squadra, che ieri si è confrontata con l’Assocalciatori, continuerà comunque a scendere in campo: «Sappiamo di fare uno dei lavori più belli al mondo, cerchiamo e cercheremo di dare il massimo, di scendere in campo provando a lasciare fuori i problemi. A testa alta». Esiste ancora fiducia circa la possibilità che si trovi una via d’uscita? «Fino ad ora - conclude - abbiamo ascoltato tante, troppe chiacchiere. Ora aspettiamo fatti. Non solo per noi, ma anche perché, sinceramente, mette tristezza vedere una realtà come Varese in queste condizioni».
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