TRIBUNALE
Clienti truffati: avvocata a processo a Varese
Il giudice nega la messa alla prova alla legale accusata di essersi fatta pagare le parcelle senza aver svolto alcuna attività

Niente lavori di pubblica utilità e niente “azzeramento” dei reati per l’avvocata accusata di aver truffato quattro clienti, tra il 2018 e il 2021, facendosi pagare le parcelle senza aver svolto alcuna attività per portare avanti le loro cause.
Il giudice del Tribunale di Varese, Chiara Pannone, ha infatti respinto la richiesta di messa alla prova, la misura che prevede la sospensione del procedimento e, una volta completata la prestazione lavorativa non retribuita in favore della collettività (di solito in associazioni di volontariato o nei servizi sociali), l’estinzione del reato. Anzi, dei reati, in questo caso, poiché la cinquantenne (che non esercita più la professione forense) è imputata sia di truffa, sia di patrocinio infedele.
QUATTRO FASCICOLI
La donna dovrà quindi affrontare il processo. I suoi difensori, Federica Esposito e Luca Raviola, hanno già anticipato l’intenzione di chiedere un rito alternativo (abbreviato o patteggiamento, che garantiscono lo sconto di un terzo della pena); per questo l’udienza è stata rinviata alla metà di maggio. Sono quattro i fascicoli confluiti nel processo iniziato nell’aula A di palazzo di giustizia. Quattro ipotesi di truffa, quattro persone offese che si sono costituite parte civile, decise a ottenere un congruo risarcimento del danno subito. In realtà, all’apertura del dibattimento i difensori hanno presentato quattro assegni a favore dei querelanti, che hanno però ritenuto insufficienti le somme versate. La disponibilità ad aumentare l’offerta (l’indennizzo è una delle condizioni per accedere alla messa alla prova) non è bastata a trasformare in positivo il parere negativo del giudice, che ha anche evidenziato come la donna sia già stata condannata per una vicenda analoga, beneficiando della sospensione condizionale della pena che, in caso di nuova condanna, non potrà più ottenere.
LA DONNA MORSA DA UN CANE
In un caso, l’avvocata è accusata di aver raggirato una donna che era stata morsa da un cane e che si era rivolta a lei per farsi assistere nel procedimento contro i padroni dell’animale: incassati 3.200 euro tra onorario e fantomatici “contributi” e “depositi”, non si occupò della causa, anzi fornì false comunicazioni alla cliente. In un altro, a restare con un pugno di mosche fu un anziano che le aveva affidato le pratiche del divorzio, pagando 800 euro per poi scoprire che la legale non aveva svolto i suoi compiti. Entrambe le vittime si sono ora rivolte all’avvocato Monica Mina. È invece oggi assistito da Furio Artoni l’uomo che, processato per diffamazione, si rivolse all’imputata, la quale non solo gli assicurò che era stato assolto, ma promise poi di querelare per calunnia la denunciante e di chiederle anche un cospicuo risarcimento. Un anticipo dopo l’altro, si fece consegnare la bellezza di 31mila euro senza aver mosso un dito. E una volta scoperto l’inganno, ne restituì solo un quarto (8.000).
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