IL DISAGIO
Clochard e ubriachi: «Dimenticati»
Le vie Como, Morosini e Casula e le stazioni sono le zone scelte come dimora. Per strada anche disperati e sbandati ma non tutti vogliono farsi aiutare

«Da lontano mi sembrava un cumulo di vestiti, poi, avvicinandomi in auto, mi sono reso conto che era un essere umano. Un uomo, vestito sommariamente, steso a dormire per terra, nella centralissima piazza Repubblica e in pieno giorno. Nessuno che si fermasse o almeno lo guardasse». A parlare è Attilio Epifano, giovane titolare di un’attività commerciale del centro, che, essendosi imbattuto più volte in scene di questo tipo, esprime tutto il suo rammarico.
Ubriachi o clochard, quello che impressiona «è vedere persone che vivono in questo stato - prosegue -, dimenticate dal mondo. Uomini invisibili, come inesistenti. Segno di una città, o meglio, di una società in degrado».
LE ZONE SCELTE COME “CASA”
Non è difficile imbattersi in chi fa della strada il proprio giaciglio nella zona tra le vie Como, Morosini e Casula e le stazioni, Nord e Stato.
Nel parcheggio superiore del supermercato dirimpetto a piazzale Trento, un senza fissa dimora ha scelto come propria abitazione, almeno la notte, il piccolo porticato degli ascensori che portano al superstore. Tutti lo sanno, anche i clienti che s’avvicinano agli ascensori, ma poi lo vedono tutto raggomitolato su se stesso, s’intimoriscono e cambiano strada. Da tempo trascorre la notte lì sotto, poi, la mattina, rovista tra i bidoni dell’immondizia al piano di sotto, quello dell’accesso al supermercato, fa colazione e inizia la sua giornata. Questo almeno fino a sabato scorso, perché ora sono iniziati i lavori di riqualificazione dell’area.
PARCHEGGIO CHIUSO DALLE 20
Agli uffici del supermercato dicono di non essersi mai accorti della presenza di questo “fantasma”, però, da qualche giorno, hanno deciso di chiudere i cancelli che portano al parcheggio superiore a partire dalle ore 20.
«Non tanto per i clochard - assicurano -, ma per i ragazzi che vanno di sopra con i motorini e fanno un gran caos».
In effetti, tra via Milano e piazzale Trento, quello che colpisce di più non sono i senzatetto, ma il gran numero di persone che, giorno e notte, bivaccano davanti alle entrate dei grandi magazzini. Presenze di ogni etnia e lingua, ma dalla comune e inequivocabile espressione di problematicità e qualche dipendenza.
I SENZATETTO SONO UNA CINQUANTINA
«Sono una cinquantina i senzatetto a Varese, non tutti residenti in città. Molti sono di passaggio - spiega Roberto Molinari, assessore ai Servizi sociali - e i clandestini non sono passibili di censimento. Comunque quasi tutti hanno un ricovero, tra dormitorio comunale di via Walder e quello degli “Angeli urbani” di piazzale Trieste per 14 persone. Senza dimenticare la Caritas gestita da don Marco Casale, legata però a percorsi di recupero».
I “City angels“, coordinati da Andrea Menegotto, per conto dell’assessorato ai Servizi sociali, stanno monitorando la situazione di chi dorme per strada, o in un riparo fortuito, per organizzare gli interventi quando, con il freddo, si verificherà l’emergenza.
NON TUTTI VOGLIONO FARSI AIUTARE
I volontari, insieme all’assessorato ai Servizi sociali, hanno “fatto rete” per affrontare il problema nel modo più efficace possibile, ma non tutti sono senzatetto. Si tratta di figure un po’ particolari, sbandati e dipendenti. Nonostante l’aiuto offerto, c’è chi da questa situazione drammatica non vuole uscire e contro la volontà altrui, si sa, è impossibile agire.
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