LA SOLIDARIETÁ
La speranza sul vassoio
I ragazzi della cooperativa La Casa davanti al Sole camerieri e chef per una domenica alla Piedigrotta

Per divisa la maglietta colorata con una scritta che dice quasi tutto: la Casa davanti al Sole.
Parole scelte con cura da chi, nel 1984, decise di aprire l’allora serra di Venegono Inferiore a chi, ex carcerato o disabile psichico, era sceso o non aveva mai potuto salire a bordo dell’integrazione.
Casa e sole richiamano subito il calore, quello che scalda da fuori, quello che scalda dentro e che, per ragazzini rimasti all’improvviso senza la propria famiglia - per i motivi più disparati e al tempo stesso drammatici - può diventare un’utopia.
A destarli dall’incubo e a richiamarli alla realtà della speranza, oggi a Venegono Inferiore, c’è una trentina di dipendenti della Cooperativa La Casa davanti al Sole, cui danno man forte volontari dal cuore d’oro.
Uno di loro è Antonello Cioffi, patron della pizzeria Piedigrotta di Varese e da sempre attento al sostegno delle fasce sociali meno fortunate, il quale da tre anni apre il suo locale a un‘emerita iniziativa: rendere chef e camerieri per un giorno i ragazzi della cooperativa, una quindicina suddivisa in altrettanti nuclei familiari che sono le tre comunità per minori, oltre ai cinque maggiorenni ospiti del progetto La Vela, che consente per un triennio a questi giovani, di cercare un lavoro e una casa in piena autonomia prima di salpare in acque aperte con un minimo di certezze.
Così, domenica 19 maggio, la Piedigrotta s’è trasformata in un’immensa tavolata di famiglia, unendo volontari, dipendenti della cooperativa, non pochi famigliari dei ragazzi e sostenitori più o meno occasionali. Una tavolata servita dai ragazzi della cooperativa, tre dei quali sono oggi alle dipendenze della stessa pizzeria.
«Con Antonello - spiega Alessandro Borghetti, coordinatore della Casa davanti al Sole - s’è creato negli anni un legame speciale. Lui è tra i nostri principali supporter e non è un caso se tre nostri ragazzi (dice proprio così: tre nostri ragazzi, un lapsus da padre o da fratello maggiore, ndr) si sono meritati la sua fiducia e continuano a lavorare con lui. Questo è proprio il nostro scopo: aiutare chi, bambino, si ritrova lontano da casa, a diventare adulto in un contesto il più familiare possibile. I nostri ragazzi vanno a scuola, dalle elementari alle superiori e c’è anche chi si laurea, com’è accaduto a due farmaciste o all’attuale preparatore dell’atleta azzurro Filippo Tortu. Non per caso tra i nostri progetti ci sono anche quelli che portiamo nelle scuole di ogni ordine e grado, all’insegna dell’integrazione».
Lo scopo della giornata di festa è stato quello di far preparare ai ragazzi il menù a buffet e di metterli al servizio dei clienti per lo sbarazzo e per le ordinazioni del dolce e del caffè.
Coi fondi raccolti, i ragazzi - spiega Borghetti - «si pagheranno le loro prossime vacanze ma soprattutto quel che a noi preme è che, come in ogni buona famiglia, passi il concetto del lavoro quale strumento per rendersi autonomi. I ragazzi devono imparare al più presto che non è con l’assistenzialismo che si cresce ma dandosi da fare in prima persona e insieme con gli altri».
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