AFFARI DA GOLOSI
L’impresa fatta in casa è... dolce
Anche nel Varesotto sempre più numerosi i laboratori alimentari domestici

«Buoni questi biscotti comprati al mercatino. Sembrano fatti in casa».
E potrebbe anche esserlo perché, ormai da qualche anno, la legge consente di creare un laboratorio di dolci, ma anche di pasta o di confettura, nella propria abitazione. E se, per ora, la risposta era stata molto timida, nell’ultimo periodo, si è registrato un aumento di queste micro-imprese dolciarie che possono essere chiamate anche con l’acronimo di Iad, Impresa alimentare domestica.
D’altronde la pandemia ha costretto a casa molti italiani e alcuni hanno riscoperto la passione per il forno, riesumando le ricette impolverate della nonna. tra cui le più classiche: quelle dei biscotti. E così, qualcuno, anche alla fine delle restrizioni più dure, ha deciso di continuare a sfornare. I risultati erano buoni e, quindi, perché non produrli per una vendita?
Fra l’altro una delle associazioni di categoria è nata proprio nel Varesotto e si chiama Cucina nostra.
«Dal 2014 - spiega Barbara Esposti - siamo riusciti ad attrarre circa trecento associati da tutta Italia, quattro dei quali sono nella nostra provincia. C’è sempre più attenzione a questa possibilità di micro-impresa domestica e, dopo aver avviato una nostra attività, con la mia socia Laura Berardi, diamo il supporto necessario ad avviare questi progetti da un punto di vista normativo e pratico».
Lo conferma pure Patrizia Polito di Iad Italia.
«Siamo arrivati a 204 soci, di cui cinque in provincia di Varese - aggiunge la presidente di un’altra associazione di categoria -. Ma ancor più interessante è il recente sviluppo di queste attività, perché solo negli ultimi sei mesi ne sono sorte una cinquantina. Un boom inaspettato. Non è facile raccogliere i dati di queste aziende, perché non esiste un codice Ateco a esse dedicato».
Per esempio la Camera di commercio di Varese non è riuscita a fornire dati, proprio perché le Iad si sono auto-nominate, così non esiste un registro ufficiale e sono sparpagliate fra chi fa pasticceria fresca, pasta o altri prodotti. Di certo ci sono e sfornano a tutto spiano.
«Tutto nasce da una passione per la cucina - aggiunge Polito - e quasi sempre ad avviare l’attività sono donne con figli in età scolare, anche perché quest’attività consente di conciliare bene il tempo del lavoro con la famiglia. Per avviare l’impresa, i passaggi sono molto simili a quelli per un laboratorio alimentare, soltanto che la sede non si trova per strada, ma in un’abitazione».
Il problema è «che le Asl o Ats e i Comuni non ci sono conoscono - conclude Polito - e, quindi, non sempre queste istituzioni sono rapide negli iter autorizzativi. Ma è una sciocchezza, per esempio, pensare che noi facciamo concorrenza alle pasticcerie o ad altre aziende del comparto. Siamo come i bed and breakfast per gli alberghi: il settore è lo stesso, ma il target è completamente diverso».
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