L’EMERGENZA
Cinghiali: «Servono abbattimenti mirati»
Gli ungulati portano pericolo per le strade, circa 150 gli incidenti in provincia ogni anno

Aumentano sempre di più gli avvistamenti di cinghiali e c’è chi torna a chiedere abbattimenti mirati.
Secondo l’articolo 19 della legge nazionale sulla caccia del 1992: «Le Regioni possono vietare o ridurre per periodi stabiliti la caccia a determinate specie di fauna selvatica... e le amministrazioni provinciali potranno avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi» per i piani di abbattimento.
Cosa che avviene assai raramente anche sul territorio provinciale mentre siamo di fronte ad un aumento vertiginoso dei capi in circolazione, con gravissimo pericolo non solo per le coltivazioni, ma anche per i cittadini, gli automobilisti, gli utenti della strada in generale.
Circa 150 gli incidenti l’anno in provincia, oltre 500 in tutta la Lombardia con danni stimati a due milioni di euro. Dati in continuo, preoccupante aumento.
Lo conferma Marco Magrini, consigliere provinciale con delega alla Viabilità oltre che dirigente veterinario: «E’ capitato anche a me poche settimane fa. Tornavo in Valcuvia a tarda sera con l’auto e mi sono visto attraversare la strada da quattro o cinque mufloni sbucati all’improvviso dal bosco. Bellissimi, s’intende, ma cosa sarebbe accaduto se mi fossi trovato qualche metro più avanti? Tempo fa ho già dovuto far riparare la macchina dopo un impatto piuttosto violento con un capriolo».
Insomma la storia, più volte denunciata anche da queste colonne, non solo si ripete, ma cresce di volume mentre non si riescono a trovare strategie definitive per ridurre il problema.
«Se ci vogliamo fermare ai cinghiali, i più prolifici, non posso che confermare il loro aumento esponenziale, tanto da mettere a repentaglio agricoltori e cittadini ormai non più solo nel Nord della provincia, ma anche nella parte meridionale. Ma bisogna considerare che anche altre specie selvatiche sono sempre più presenti. Che fare? Serve un piano di abbattimento più mirato, capace di coinvolgere in maniera diretta l’unica componente sociale in grado di farlo veramente, cioè i cacciatori. Un piano in sinergia diretta con loro è urgente se non si vuole che la situazione ci scappi di mano. Lo dico certo non stando dalla parte di chi vuole abbattimenti indiscriminati. Amo gli animali, ma quando sono troppi sono anche pericolosi».
Di abbattimenti selettivi si parla ormai da anni e le associazioni venatorie collaborano con gli enti locali, in particolare la Provincia e il Parco Regionale Campo dei Fiori, per cercare di contenere il fenomeno.
Ma la discesa in campo di altri soggetti, in primis Regione Lombardia, impone di cambiare drasticamente rotta adottando strategie d’intervento più dirette, per esempio dando anche ai proprietari dei fondi la possibilità di sparare (purché, bene inteso, in possesso di regolare licenza) ed estendendo i periodi venatori, certo in condizioni di sicurezza per chi nei boschi va a camminare. Questione complessa e non di immediata soluzione vista la velocità con cui gli ungulati si riproducono.
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