SCAPPATI DAL CARCERE
Evasione dai Miogni: corda di lenzuola per la fuga
I detenuti in fuga sono un 35enne e un 50enne: si sono aiutati anche con una tavola. Diverse telecamere all’esterno sono spente. Il precedente del 2013

Anche allora era febbraio: notte tra il 20 e il 21. Seconda evasione in nove anni dal carcere dei Miogni. Stavolta è successo ieri, lunedì 14 febbraio, nel pomeriggio del giorno di San Valentino.
E stavolta non sono scappati tre detenuti romeni, come avvenne nel 2013, ma due italiani, che incredibilmente intorno alle 16 sono riusciti a scavalcare il muro di cinta e poi hanno fatto perdere le loro tracce.
Si tratta di un cinquantenne della provincia di Varese, Roberto Nardello, e di un trentacinquenne di Cesano Maderno, in Brianza, Anthony Ragona, entrambi ospiti della casa circondariale da poco meno di un anno perché autori di reati contro il patrimonio (furti e rapine). Per la fuga si sarebbero aiutati con una tavola di circa 4 metri e poi con una corda fatta con lenzuola legate. Con la tavola sarebbero riusciti ad effettuare un passaggio fondamentale per scappare, con la corda di lenzuola si sarebbero poi calati all’esterno, nei pressi del parcheggio.
LA CACCIA ALL’UOMO
Subito dopo la scoperta della doppia evasione, grazie al cosiddetto giro per la conta, che viene effettuato alle 16.30, è partita un’imponente caccia all’uomo, che però, ancora nella tarda serata di ieri, non aveva dato risultati: impegnati gli stessi agenti della Polizia penitenziaria, carabinieri, poliziotti e finanzieri, con controlli anche sui treni e ai valichi di confine.
Ma come sono riusciti a scappare dai Miogni Nardello e Ragona? In base alle prime informazioni disponibili, i due stavano lavorando nella Ciclofficina del carcere, un laboratorio per la riparazione delle biciclette che dalla fine del 2020 ha sede in un ex magazzino. L’edificio è vicino alla sala colloqui e separato dalla sezione, dove stanno i detenuti. Da lì i due avrebbero sfruttato una rete metallica perpendicolare al cosiddetto muro di intercinta, quello interno, per salirci sopra, quindi avrebbero fatto un salto di quattro metri e poi da lì avrebbero scavalcato anche il muro di cinta vero e proprio, che è però molto più alto. Come hanno fatto? L’utilizzo della tavola prima e della corda di lenzuola poi , se confermate, spiegherebbe meglio la dinamica.
EVASIONE PIANIFICATA
Per ora a questa domanda non c’è risposta, anche se si può dare per certo che l’evasione, proprio per la difficoltà di quest’ultimo passaggio, non sia stata decisa lì per lì ma pianificata nei giorni precedenti. In ogni caso la via di fuga è stata la stessa che avevano utilizzato nel 2013 i tre detenuti romeni, poi ripresi tutti nel giro di pochi giorni. I due evasi sarebbero usciti dai Miogni dalla parte posteriore, sbucando poi in via Sempione. Diverse telecamere, soprattutto all’esterno, non sono funzionanti da più di un anno e non sono state riparate nemmeno dopo la sommossa del gennaio 2021: per le indagini non saranno di nessuna utilità.
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