LA SENTENZA
Evasione fiscale: assolto Giovanni Castiglioni
Ribaltato il verdetto di primo grado sul patron di MvAgusta: «Il fatto non sussiste»

Condannati in primo grado. Assolti «perché il fatto non sussiste», e cioè con formula piena, in appello. I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno azzerato nella stessa udienza due sentenze con le quali altrettanti diversi giudici, rispettivamente dei Tribunali di Varese e Busto Arsizio, avevano condannato due imprenditori per omesso versamento delle ritenute d’acconto.
“Evasioni” importanti, come nel caso di Giovanni Castiglioni, il trentottenne patron varesino della MvAgusta, difeso dall’avvocato Elisabetta Brusa, punito in primo grado con una condanna a sei mesi di reclusione (pena sospesa) per non aver versato all’Erario un paio di milioni di euro di trattenute fiscali già effettuate sulle buste paga dei propri dipendenti nel triennio 2013-2015.
Di 250mila euro, invece, l’omissione nei versamenti nell’anno fiscale 2009 contestata a Domenico C., 54 anni, imprenditore veneto con attività a Caronno Varesino e sede legale a Busto Arsizio, difeso dall’avvocato Alberto Arrigoni, presentatosi all’appello anche lui con una sentenza di condanna a sei mesi.
Come si è arrivati alla doppia assoluzione da parte della Corte d’Appello?
In attesa delle motivazioni, parrebbe aver prevalso la linea difensiva proposta dai due legali. Semplificando al massimo, con le loro due sentenze i giudici di primo grado si erano rifatti a una normativa in materia di evasione fiscale entrata in vigore nel 2015. Tuttavia, quella norma non poteva essere applicata perché successiva alla commissione dei reati oggetto dei rispettivi procedimenti.
Sempre a seguire le argomentazioni difensive, ai giudici di Varese e Busto erano state sufficienti per la condanna l’acquisizione delle dichiarazioni dei redditi e dell’Agenzia delle Entrate che certificavano l’omesso versamento delle ritenute d’imposta dichiarate.
Avrebbero dovuto invece rifarsi alla normativa precedente che imponeva, in caso di condanna, fosse provata anche l’effettiva consegna ai dipendenti dei certificati che documentavano le trattenute effettuate.
L’assoluzione di Castiglioni e dell’altro imputato ha comportato, aspetto non secondario, anche il venir meno della confisca del profitto sino alla concorrenza del valore dell’imposta evasa (dunque, 2 milioni di euro per Castiglioni) e dalle varie pene accessorie.
«In realtà, il dottor Castiglioni ha sempre sostenuto che l’azienda era in difficoltà economica già prima della sua acquisizione: non a caso ha tamponato la situazione immettendo decine di milioni di euro e facendo richieste di rateizzazioni. Per questo anche in appello abbiamo invocato l’esimente della crisi aziendale per gli anni 2011 e 2012», ha precisato l’avvocato Brusa.
A spiegare che, nel caso del suo assistito, c’era più di una buona ragione per mandarlo assolto: «Ma solo le motivazioni ci diranno con certezza il motivo per il quale è stato assolto».
© Riproduzione Riservata