GIRO DI VITE
«Fare chiarezza sui cassonetti»
Stop a nuove concessioni e monitoraggio dei raccoglitori di indumenti

Sono contenitori per la raccolta di abiti e scarpe usati di colore verde, all’apparenza nuovi, sparsi un po’ su tutto il territorio varesino e, soprattutto, sono del tutto anonimi.
Sul lato frontale e su quello laterale riportano solo la destinazione d’uso del cassonetto - la raccolta permanente di indumenti usati - e le modalità di conferimento. Non si trova né il nome dell’associazione titolare, né alcun numero di telefono di riferimento.
Guardando il numero di serie riportato dalla ditta costruttrice - questo sì è visibile, molto piccolo, all’interno della parte occupata dal maniglione d’apertura -, si nota che l’immatricolazione risale al 2017. Se ne incontrano un po’ ovunque e sono tutti posizionati in punti ben visibili e di facile accessibilità. Il fatto che questi cassonetti siano anonimi non è del tutto tranquillizzante per i cittadini, considerando anche che, dietro la raccolta di abiti usati, si potrebbero nascondere attività di varia natura.
«Quando sono arrivato tre anni fa, la gestione dei cassonetti per gli abiti usati non era in mano all’assessorato all’Ambiente - specifica l’assessore Dino De Simone -, ma veniva considerata solamente come occupazione del suolo pubblico. Quando ho preso in mano la situazione, ho portato all’interno del mio assessorato la competenza, cercando di capire quanti cassonetti ci sono in totale - anonimi e non -, dove sono ubicati e il quantitativo di “rifiuti” che vengono annualmente ritirati».
Così s’è potuto procedere a un censimento e i due uffici congiunti, occupazione del suolo pubblico e tutela ambientale, hanno chiamato le associazioni che si occupano di questo tipo di attività.
«La maggior parte di queste hanno delle concessioni in essere, ancora attive - aggiunge De Simone -, per cui non è possibile toglierle automaticamente e, tra l’altro, durano diversi anni».
Il numero di questi cassonetti, in base all’analisi effettuata dal Comune, è in ogni caso eccessivo. «Sono circa ottanta e sono sparsi su tutto il territorio comunale - prosegue l’assessore -, ma non tutti sono su suolo pubblico, perché alcuni occupano spazi privati e questi, ovviamente, non rientrano nella competenza del Comune, anche se sono stati censiti. In questi casi dovrebbe essere stata richiesta al privato l’autorizzazione a posizionarli».
Palazzo Estense intende ora ridurne il numero totale e sta cercando di valutare se poter sospendere le concessioni, almeno fino a quando non si sia completato l’iter di controllo.
«L’intento sarebbe quello di attivare una sorta di gara - conclude De Simone -, tenendo conto che, sulle aree pubbliche di Varese, non ce ne stanno più di cinquanta. Se non fosse invece possibile congelare le concessioni, il Comune potrebbe solo chiedere decoro e correttezza nella gestione. Nel frattempo sono state bloccate le nuove autorizzazioni».
Nel caso dei cassonetti anonimi, infine, è stato chiesto agli uffici competenti di procedere con controlli più approfonditi.
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