DIETRO LE QUINTE
Varese, Fontana e i suoi amici
Ritratto del governatore nel tempo libero. Un politico pop, tra l’Apollo e la macelleria di fiducia

Immaginate per un attimo di essere governatori della Lombardia, la regione locomotiva d’Italia, quella sempre sotto i riflettori, nel bene e nel male. E ora visualizzatevi nel giorno della rielezione con un scarto sul secondo da fossa delle Marianne. Ai comuni mortali verrebbero le vertigini.
E se è vero che il potere logora chi non ce l’ha, averlo nasconde però un’insidia: cambiare, staccarsi dalle abitudini e dalle persone che hanno accompagnato la “vita precedente”. Uno dei meriti di Attilio Fontana, che a differenza nostra non deve fare sforzi di immaginazione nel vedersi a Palazzo Lombardia, è proprio quello di aver conservato, compatibilmente con gli impegni politico-amministrativi, nel tempo libero che resta, un legame coi suoi amici di sempre, con i piccoli rituali di varesinità (l’apollino del venerdì o sabato sera), con la cena tra famiglie che si conoscono da un pezzo, col messaggino di auguri per il compleanno, con le congratulazioni a un collega avvocato (varesino) per il buon esito di una causa o un processo importante.
Fontana, compatibilmente, non è cambiato. E la prova è arrivata lunedì sera, alle sei, quando il governatore rieletto si è presentato al Pirellone per il primo commento da vincitore: con lui, a lato del palco, due suoi amici varesini, Fabio e Alberto, che sono fuori dal sistema regionale. Ma nella stessa giornata, pur nel tourbillon di chiamate con Salvini e altri politici di primi livello, ha trovato quel mezzo minuto per rispondere ad altri amici varesini (estranei alla politica) che volevano subito dirgli «grande Attilio». Ma è normale che sia così. Dovrebbe, sì. Peccato che non accada a tutti i grandi eletti.
Il Fontana dietro le quinte, oltre l’aplomb istituzionale, è molto più pop di quanto si possa immaginare. Coi suoi amici e non solo. Due chiacchiere le scambia sempre volentieri, per strada. Non rinuncia all’attività sportiva insieme a chi l’ha praticata con lui già da prima. Nei giorni scorsi, incrociando in corso Matteotti un altro suo amico (estraneo anche questo alla politica), il Cecco, l’ennesima conferma: «Ho sentito l’Attilio, è preso con la campagna elettorale, appena finisce ci troviamo di sicuro».
Lo vedi, il presidente della Regione, quando è a Varese, andare dal solito macellaio. Chi lo conosce bene e magari non lo vota, ammette che «Fontana non se la tira», che «parla come mangia», che a microfoni spenti è sempre ironico e condisce spesso i ragionamenti con citazioni in dialetto. Non è un politico inarrivabile. Non vive in una torre d’avorio. Questo conta poco, anzi niente quando si va alle urne. Ma visto che si usa dipingere il profilo privato del governatore eletto, questo è il ritratto di Fontana.
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