LA MOSTRA
Scatti a trecento all’ora
In mostra a Varese le immagini dinamiche di Gigi Soldano, fotografo dei campioni dei motori

Un autentico lombardo, un istrionico Giano bifronte. Ha vissuto a lungo a Pavia ma, passando da Milano, si è stabilito a Varese sin dagli Anni Settanta. Tanti i dualismi con cui vive Gigi Soldano, fotografo classe ‘48 che dimostra la grinta del trentenne, con un eclettismo creativo di chi, ogni giorno, si pone nuovi obiettivi ed ama le sfide a 300 orari, detestando salotti e pantofole.
Laureato in Sociologia a Trento, è divenuto uno dei fotografi più apprezzati nel circus iridato del motociclismo e della Dakar.
Per Valentino Rossi, per Yamaha e altri team è l’uomo di fiducia dell’immagine.
Ora firma le sue opere “Milagro” targate Varese (miracolo in portoghese), ha lavorato a lungo per agenzie internazionali quali Dppi e Pool communication. Oggi, venerdì 13 aprile, nello Spazio culturale Lavit di via Uberti 42 a Varese si apre (ore 18) un’esposizione di 35 opere fotografiche di grande formato realizzate da Soldano in 35 anni di presenza tra autodromi di velocità e dune desertiche di Africa e Sudamerica. E non poteva che essere il suo amico Alberto Lavit - con cui condivide una rara collezione di macchinine a pedali - a ospitare nella sede dell’associazione Parentesi a Bosto un evento destinato a riscuotere successo.
La mostra si chiama “E-Motion - dalla fotografia alle parole”, resterà aperta fino al 12 maggio (www.spaziolavit.com).
«L’amore per la fotografia dinamica – racconta Gigi Soldano - è iniziato dalla crisi aziendale che colpì la Pomini Farrel a Castellanza; lavoravo come assistente nella direzione del personale e, in breve, feci diventare lavoro il mio hobby. All’inizio scattavo con macchine divenute cimeli, come Agfa Eura44, poi mi sono orientato su Nikon. L’attrazione per la moto come soggetto da immortalare è andata di pari passo con l’amore per il Varesotto: scattai foto al lago delle prime Cagiva, dalla 125 produzione alle 500 da gran premio, prima di vivere a pieno venticinque Dakar, anche le due edizioni 1990 e 1994 vinte dalle moto varesine con Edi Orioli».
Com’è nata l’affinità con Valentino Rossi?
«Il rapporto lavorativo è divenuto presto amicizia condividendo meravigliose gioie e cocenti delusioni, come l’ultima amara caduta in Argentina di pochi giorni fa. “Vale” è personaggio straordinario, indescrivibile nello spessore umano».
Oggi come si scatta a 300 orari? C’è un consiglio da dare ai giovani?
«In pista uso il tele 600 mm autofocus, ai box focali da 14 a 200 mm. Quattro regole consiglierei ai giovani: meticolosità, ricerca, flessibilità e tanta passione».
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