L’ANALISI
Varese, giovani in fuga dai mercati
Non c’è ricambio generazionale e gli stalli restano vuoti: sempre più stranieri

«Andiamo a fare un giro al mercato?». Ci sono stati anni in cui gironzolare tra le bancarelle per curiosare tra i prodotti esposti o semplicemente per trascorrere del tempo in relax, era quasi un rituale. Poteva addirittura essere l’occasione per fare quattro chiacchiere con l’ambulante di fiducia. E oggi? Il problema, oggi, non è la clientela - che non manca mai tra i banchi - quanto la rivoluzione che i mercati hanno subito. Il risultato? In troppe piazze della provincia aumentano gli stalli lasciati liberi e non acquistati da nessuno e venditori di origini straniere. Il mercato è in crisi? «Io credo che i mercati ci saranno sempre - dice Rodolfo Calzavara, presidente provinciale di Fiva (Federazione venditori ambulanti) di Confcommercio - ma saranno diversi. Non solo. Per far sì che questa modalità di vendita prosegua, sarebbe necessario avvicinare le nuove generazioni». Sì perchè trovare un under 30 dietro a una bancarella è praticamente impossibile, anche nel caso in cui i genitori svolgano questo lavoro. «Bisognerebbe consentire loro di vivere una o più esperienze dietro al banco - continua Calzavara - per provare ad appassionarli con l’esperienza diretta».
LAVORO FATICOSO
«Dobbiamo essere realisti - prosegue Calzavara - questo è un mestiere faticoso, che costringe ad alzarsi all’alba e a tornare tardi la sera. Non si tratta semplicemente di stare dietro al banco. Bisogna gestire anche la parte amministrativa, il rapporto coni fornitori. Bisogna anche essere capace di capire i gusti e le esigenze della clientela. Io ad esempio vendo tipologie di scarpe differenti nei diversi luoghi in cui lavoro». E poi c’è un altro tasto dolente. «Oggi si tratta di un lavoro poco remunerativo - sottolinea il presidente Fiva - non perchè manchi la clientela, ma perchè le tasse ci ammazzano».
STALLI VUOTI
Va detto che Covid e lockdown «sono stati uno tsunami», spiega Calzavara. «Abbiamo perso oltre 40mila ambulanti in tutta Italia con conseguenze ancora oggi evidenti in ogni mercato. Anche la nostra provincia è stata colpita in modo evidente. Mi riferisco ai buchi lasciati da chi ha chiuso la propria attività e non è stato rimpiazzato. Alcuni hanno deciso di andare in pensione, ma la loro eredità non è stata raccolta dai figli che il più delle volte, intraprendono un percorso di studi che li porta a scelte differenti. È urgente una ridistribuzione degli stalli che stiamo concordando con ogni singolo Comune».
GLI STRANIERI
Se è vero che i giovani italiani sono in fuga dai mercati, è sotto gli occhi di tutti come siano numerose le persone straniere che hanno scelto di fare l’ambulante. «Si è vero negli anni è cresciuto il numero di ambulanti non italiani - spiega Calzavara - e le ragioni sono diverse. Ad esempio, non pensano di trovare una occupazione più remunerativa in Svizzera, come le nostre nuove generazioni, e cercano di trovare un lavoro che consenta loro di avere il permesso di soggiorno confermato. E fare l’ambulante rappresenta una delle vie possibili. Dobbiamo anche riconoscere che sono più tenaci e battaglieri, che negli ultimi anni hanno imparato i segreti del mestiere e offrono prodotti di qualità. Io ad esempio acquisto i pantaloni da un ragazzo marocchino che ha merce di qualità».
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