SICUREZZA
Varese ha il controllo di vicinato
Il viceministro Mauri alla firma del protocollo d’intesa fra Comune e Prefettura. Già attivi quattro comitati

Né ronde, né sceriffi: piuttosto il ritorno a un concetto di comunità un po’ perduto, quando nei vicoli e nei cortili si tenevano gli occhi aperti, facendo attenzione a presenze sospette.
I gruppi di controllo di vicinato stanno prendendo sempre più piede anche a Varese e ieri pomeriggio, lunedì 16 dicembre, la sottoscrizione del protocollo d’intesa tra Prefettura e Comune ha avuto un “padrino” d’eccezione: il viceministro dell’Interno Matteo Mauri.
Nel capoluogo sono già attivi quattro comitati, ossia San Fermo, Bregazzana, Bobbiate e Bizzozero, che con le firme di ieri sono stati di fatto “istituzionalizzati” sotto l’egida della Prefettura, la quale a livello provinciale conta già sessanta Comuni aderenti.
In sostanza, si definiscono regole precise di adesione, di gestione delle segnalazioni e di coordinamento con le forze dell’ordine. Ciascun gruppo si organizza perlopiù tramite chat WhatsApp – la popolare applicazione di messaggistica tra cellulari –, dove confluiscono le segnalazioni di presenze sospette, poi in caso di effettivo bisogno il referente contatta le forze dell’ordine, anche rivolgendosi direttamente a poliziotti o carabinieri individuati nell’ambito del progetto.
Nell’ottobre scorso era stato sottoscritto il protocollo tra Prefettura e 58 Comuni, ma Varese non aveva partecipato per problemi di comunicazione tra istituzioni.
E ieri la questione è stata risolta con le firme del prefetto Enrico Ricci e del sindaco Davide Galimberti, durante una piccola cerimonia alla scuola “Don Rimoldi” di San Fermo.
«L’obiettivo di questo protocollo – ha commentato Galimberti, affiancato dal vice Daniele Zanzi e dal comandante della Polizia locale Matteo Ferrario - è quello di aiutare le forze dell’ordine ad accrescere la percezione che della sicurezza hanno i cittadini. In un passato neanche troppo lontano San Fermo era considerato come un quartiere fortemente insicuro; oggi possiamo dire che siamo in un’epoca diversa».
Dal canto suo, Mauri ha rimarcato che in questo l’importanza dell’iniziativa, parlando di «cittadini che si mettono in relazione tra di loro e poi, tramite i riferenti designati, segnalano situazioni sospette a poliziotti o carabinieri. Le forze dell’ordine fanno il loro lavoro e lo fanno insieme ai cittadini».
Il prefetto Ricci ha spiegato che «questo protocollo regolamenta e dà linee comuni ai controlli di vicinato, affinché siano di supporto alle forze dell’ordine. Non sono ronde, ma una rete di coesione sociale».
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