CAMPO DEI FIORI
Il Grand Hotel rinascerà così
Dalle tempistiche ai costi. La proprietà: «Pronti a partire»

È un sogno chiuso nel cassetto di tanti varesini: di chi quegli anni di grandeur li ha vissuti all’epoca e li rivive ora nei ricordi di bambino, e di chi invece culla il pensiero ogni volta che alza gli occhi alla montagna e scorge la sagoma inconfondibile dell’imponente edificio.
Il Grand Hotel Campo dei Fiori tornerà ad aprire in battenti recuperando in chiave moderna la sua antica vocazione di albergo. La strada è tortuosa e in salita, proprio come il nastro d’asfalto che porta dalla città fino ai cancelli della struttura, ma la volontà è definita e il sentiero tracciato.
A parlarne è Mauro Morello, già vicesindaco nell’ultimo esecutivo di Attilio Fontana e ora rappresentante sia della attuale proprietà, con la Finalba Seconda, sia della Italian Building Factory, che si occupa della parte di progettazione con un network di professionisti. «Abbiamo acquisito il Grand Hotel come atto di responsabilità verso la città - esordisce - e la volontà è quella di riqualificarlo. Abbiamo fatto studi con la Bocconi di Milano, trovando la strada giusta un paio d’anni fa. L’intenzione era di avviare i lavori tra 2020 e 2021».
Ora con lo tsunami Covid che ha sconquassato gli equilibri mondiali, occorre riprendere il bandolo di una matassa che porta da Palazzo Estense fino a Palazzo Lombardia, senza dimenticare l’ente parco: «Abbiamo chiesto al sindaco Davide Galimberti di riavviare l’accordo di programma tra Comune di Varese, Regione, Parco Campo dei Fiori, e noi privati. Questo progetto non consente margini di errore: ci saranno benefici per tutti, se tutti fanno la propria parte, a partire da valorizzazione e infrastrutture. Abbiamo trovato un interlocutore internazionale interessato, che garantirebbe insieme con noi una gestione ben oltre i confini italiani».
Il costo di ristrutturazione si attesterebbe sui 20 milioni di euro, con il recupero di edificio e spazi circostanti; e i lavori potrebbero partire dopo circa un anno di progettazione: «Come dicono gli esperti, l’oggetto è architettonicamente sano - rimarca Morello, senza sbilanciarsi sulla durata dell’intervento -. Con il progetto approvato, noi alla fine del 2021 saremmo pronti ad aprire il cantiere. Certo, bisogna fare in modo che non si rimanga fermi altri due anni, altrimenti dovremo per forza spostare gli investimenti altrove».
L’idea è di recuperare la storia dell’edificio e del parco circostante, per una superficie di circa 370mila metri quadri di montagna, per proiettarla in un futuro sostenibile: mobilità dolce, sviluppo green e la rinascita della cremagliera, di proprietà pubblica. «La funicolare - precisa ancora Mauro Morello - costituisce una infrastruttura indispensabile per raggiungere l’hotel e per questo saremmo disposti a investire qualcosa anche nel suo recupero».
È ovvio, dunque, che anche il pubblico debba impegnarsi ma i margini per fare bene, secondo l’ingegnere, ci sono eccome: «È un’occasione unica - afferma -. Ci sono imprenditori pronti a investire, senza chiedere nulla, in un progetto che avrebbe benefici su larga scala: tanti posti di lavoro, più turismo, più clienti per ristoranti e negozi della città, sinergia con il Sacro Monte, oltre alla tutela e alla valorizzazione della montagna. Per Varese si tratta di un’opportunità grandissima di diventare una destinazione internazionale, proprio come è avvenuto con il canottaggio. Non dimentichiamo che il nostro territorio ha una posizione baricentrica tra Milano, Como e Stresa, ed è a due passi da Malpensa».
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