VARESE
Il saluto del procuratore Borgonovo
«In questi anni azzerato l’arretrato»

«Viva la Procura della Repubblica di Varese, viva l’Italia». Così Daniela Borgonovo, per otto anni alla guida dei pubblici ministeri varesini, ha salutato gli addetti ai lavori (dai magistrati ai dipendenti degli uffici giudiziari, agli avvocati) e i rappresentanti delle forze dell’ordine durante il rinfresco organizzato a Palazzo di giustizia per il suo ultimo giorno di lavoro prima della pensione.
«Sono stati otto anni meravigliosi», ha detto Borgonovo davanti ai vertici provinciali di carabinieri, guardia di finanza, polizia di Stato, polizia penitenziaria. In prima fila anche il prefetto Salvatore Pasquariello e il sindaco Davide Galimberti. Per lei, come in ogni festa che si rispetti, una serie di regali (dai libri alle stampe) che ricordano Varese, il Bernascone e il Sacro Monte.
L’INTERVISTA
Otto anni e un mese. Tanto è rimasta a Varese Daniela Borgonovo come Procuratore della Repubblica, il magistrato a capo dei pubblici ministeri che conducono le indagini su crimini grandi e piccoli, e poi rappresentano l’accusa nei processi. Oggi per lei è l’ultimo giorno di lavoro (e anche il suo compleanno): «Da sabato mi riposerò», dice nel suo ufficio al penultimo piano del palazzo di giustizia, anche se è difficile crederle. Negli ultimi otto anni la Procura è molto cambiata. L’arretrato è stato pressoché azzerato. La digitalizzazione avanza. L’attenzione per i reati contro le donne e le fasce deboli della popolazione non è mai stata così alta, e la collaborazione della Procura con le istituzioni locali mai così forte. «Il bilancio è molto positivo», dice il Procuratore. Anche se un problema rimane, e di difficilissima soluzione: quello del personale amministrativo insufficiente, dei buchi in organico che non vengono mai colmati. E poi, dato che una Procura della Repubblica ha necessariamente a che fare con il “male”, ecco un ultimo anno che Borgonovo non esita a definire «terribile»: un 2022 segnato da cinque omicidi, con tre bambini morti, seguiti, in tempi diversi, da tre suicidi, quelli dei responsabili di tanto dolore.
Partiamo da qui, Procuratore.
«Sì, quest’ultimo anno è stato terribile, ci sono stati cinque omicidi in sette mesi, tanti morti se contiamo anche gli autori dei delitti che si sono poi uccisi. In massima parte si è trattato di vicende nate all’interno di dinamiche di relazione (unica eccezione, l’omicidio a Malnate di Carmela Fabozzi, il cui autore, Sergio Domenichini, è stato arrestato dopo quattro settimane, ndr). Vicende imprevedibili, perché non precedute da denunce o segnali che potessero attirare la nostra attenzione. Una sequenza di crimini gravissimi mai vista in provincia di Varese da molti anni».
Allarghiamo lo sguardo all’intero suo mandato da Procuratore. Un bilancio?
«Il bilancio è molto positivo. Abbiamo fatto tantissime cose, preso tante iniziative. E devo ringraziare i pm che hanno lavorato con me e il personale dell’ufficio. L’arretrato è quasi del tutto esaurito, resta poco e non dipende da noi. Lo dicono anche le ultime ispezioni ministeriali, che si sono concluse senza rilievi e senza censure: lo sottolineo perché si dice sempre che in Procura arrivano gli ispettori, ma poi non si riferisce mai quali siano state le loro conclusioni. Molto, poi, è stato fatto sul fronte della digitalizzazione: oggi tutti i nostri fascicoli sono elettronici e gli avvocati, con i quali la collaborazione è stata eccellente, possono consultarli e trarne copia da apposite postazioni in tribunale. E c’è un progetto sperimentale del Ministero della Giustizia che rende possibile la consultazione anche direttamente dagli studi dei legali, dai loro computer».
Grande attenzione ha sempre avuto per la violenza di genere.
«Proprio ieri (mercoledì, ndr), abbiamo parlato nell’aula magna dell’Università dell’Insubria delle nuove attività della Casa della Nutrice, c’è un opuscolo molto dettagliato che spiega a una donna vittima di violenza domestica che cosa debba fare per uscire da questa situazione difficile e per far perseguire l’autore degli abusi. Per ottenere questi risultati è stata fondamentale la collaborazione degli avvocati, di nuovo, ma anche dell’Asst Sette Laghi - in tutti i suoi ps c’è ora un percorso dedicato per le vittime di violenze -, delle forze dell’ordine, dei Comuni e dell’università. Ecco sono particolarmente soddisfatta di questo dialogo tra le istituzioni che ci ha portato a lavorare insieme in modo proficuo. Ma serve anche altro: una maggiore collaborazione dei cittadini e anche dei giornalisti».
Quali le ombre nell’organizzazione della Procura?
«Per quanto riguarda i sostituti, ne manca uno, previsto dalla pianta organica, dall’agosto 2021. Il rapporto con la polizia giudiziaria, che è stata completamente rinnovata, è ottimo. Ma ci sono grandissime difficoltà legate al personale amministrativo, che è molto sotto organico. Le faccio un esempio: dovremmo avere sei funzionari e ne abbiamo tre, la metà. E poi è penalizzante il fatto che in Tribunale siano arrivati una ventina di collaboratori dell’Ufficio del processo, mentre per la Procura, la nostra come le altre, questo aiuto non è previsto».
Il successore? Dopo l’addio di Daniela Borgonovo a Varese, diventerà procuratore facente funzioni Massimo Politi, che è il sostituto più anziano e con maggiore esperienza. Nei prossimi mesi il Csm nominerà poi il nuovo Procuratore.
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