IL LUTTO
Addio a Maroni, il pellegrinaggio alla camera ardente
Militanti e autorità a rendere omaggio all’ex ministro

È incessante il pellegrinaggio di amici e militanti leghisti alla camera ardente di Roberto Maroni, scomparso nella notte di martedì 22 novembre. In tanti si stanno recando alle onoranze funebri Isella di Varese, in viale Borri, dove si trova il feretro di “Bobo”. Qui è stato allestito anche il picchetto d’onore, con agenti della Polizia di Stato in alta uniforme. Tra i primi a recarsi per rendere omaggio a Maroni, anche il senatore Stefano Candiani, e molti militanti, come Enzo Segafredo: «Ricordo quando andavamo in giro alla sera, anche tardi, ad attaccare i manifesti elettorali e poi le feste di Pontida – racconta -. Era una persona squisita, di una bontà infinita: non si arrabbiava mai, era sempre sereno». Questa mattina, mercoledì 23 novembre, attorno alle 8, è arrivato anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
IL PREFETTO PASQUARIELLO
«Era una persona garbata, allegra, a modo e molto semplice, non aveva mai l’atteggiamento di chi prevarica, era sempre disposto ad ascoltare, a confrontarsi e a tener conto delle opinioni degli altri»: così il prefetto di Varese Salvatore Rosario Pasquariello ricorda Roberto Maroni.
«L'ho conosciuto quando era ministro nel 2008 e io lavoravo a Varese occupandomi dell’area Ordine e sicurezza pubblica e con lui e il prefetto Simonetta Vaccari abbiamo predisposto il Patto per la sicurezza tra Ministero dell’Interno, Città di Varese, Città di Busto Arsizio e Città di Gallarate - aggiunge Pasquariello -. L’ho rivisto adesso quando sono tornato a Varese da prefetto, è venuto a salutarmi. Mi ha parlato dell’incarico che aveva ricevuto sul caporalato da parte del ministro dell’Interno e poi ci siamo sentiti ancora telefonicamente o per messaggio. Lui usava mandarmi qualche sua riflessione su fatti che accadevano anche a livello nazionale ed io ho molto apprezzato che mi includesse tra gli amici a cui inviava le sue osservazioni».
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