IL PROCESSO
«Io, ricattato da una escort»
Imprenditore di 79 anni diede 220mila euro a una donna che lo minacciava

«Ti ricordi di me? Mi hai insegnato a nuotare». E da quell’incontro casuale, secondo le accuse, si innescò una spirale prima di sesso e poi di ricatti che avrebbe portato la vittima a sborsare in tutto oltre 220mila euro. È questa la parabola descritta ieri mattina, venerdì 4 ottobre, in Tribunale da un uomo di 79 anni, parte offesa nel processo per estorsione e circonvenzione di incapace a carico di una 45enne polacca. La donna avrebbe infatti ricattato per alcuni anni l’anziano, minacciando di raccontare della loro relazione ai suoi parenti e conoscenti. La genesi della vicenda processuale risale al 2006, quando l’uomo - così come ricostruito da lui ieri in aula, dinanzi al giudice monocratico Rossana Basile - incontrò per strada la donna, che aveva conosciuto molti anni prima in piscina: prima le chiacchiere, poi la confidenza, fatta dalla donna senza troppi giri di parole, in merito al fatto che ora lavorava come accompagnatrice, seguita dall’invito a rivolgersi a lei se avesse avuto bisogno. L’anziano, all’epoca ancora sposato ma alle prese con un difficile momento personale, dopo qualche mese la contattò. E tra i due iniziarono gli incontri nell’appartamento della giovane, a poca distanza da piazzale Trieste.
La relazione durò un paio d’anni, durante i quali l’imprenditore - sempre secondo il suo racconto di ieri - avrebbe versato alla donna oltre 100mila euro, tra pagamento delle prestazioni e donazioni per aiutarla mentre era alle prese con vari problemi economici. La relazione si interruppe e, dopo un paio d’anni, la straniera avrebbe ripreso a farsi sentire, ma stavolta secondo l’accusa, sostenuta in aula dal pubblico ministero Antonia Rombolà, solo per tentare di estorcere quattrini: «Mi contattò dicendo che aveva debiti - ha raccontato l’anziano - Voleva solo soldi: mi chiedeva 6mila o 3mila euro alla volta, altrimenti sarebbe venuta sul mio posto di lavoro o sarebbe andata dai miei figli e mi avrebbe sputtanato. Pagai perché avevo paura: per me sarebbe stata la fine del mondo. Lei era di una cattiveria inammissibile. Mi minacciava di morte, dicendo che se non avessi pagato avrebbe mandato qualcuno a spaccarmi la testa». Una volta gli avrebbe intimato di dargli 5mila euro per riscuotere l’eredità della madre defunta; un’altra volta avrebbe preteso 6mila euro per andare in una clinica di Lugano a interrompere una presunta gravidanza, «ma il certificato che mi mostrò era palesemente falso e inoltre non avevamo rapporti da parecchio tempo: pagai solo per chiudere lì la questione, avevo paura». L’uomo, sotto ricatto, avrebbe pagato altri 105mila euro, fino a quando nel marzo del 2016 si è deciso a sporgere denuncia ai carabinieri di Varese. Il difensore dell’imputata, l’avvocato Fabio Rizza, ha però contestato un passaggio cruciale: la moglie e i figli dell’uomo sapevano già, anni prima che iniziassero i presunti ricatti, della relazione tra i due. Ma l’uomo ha replicato che «Volevo tornare a casa, con la mia famiglia, e speravo di riallacciare i rapporti». La prossima udienza è fissata per il 18 ottobre.
Ma questo non è l’unico caso in cui chi è andato con una escort si è ritrovato nei guai: a Busto Arsizio un anno fa alcuni clienti erano stati filmati dai complici delle donne e ricattati per migliaia di euro.
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