A MASNAGO
La nuova “casa” del centro geofisico
Schiaparelli trasloca a Villa Baragiola: «Lasciamo tanti ricordi»

Quando si lascia per sempre una casa dove si è vissuti a lungo, inevitabilmente riemergono immagini, parole, silenzi e persino sapori e profumi nati tra quelle mura, ma che un po’ ci portiamo dietro nella nuova dimora perché fanno parte di noi.
Vale anche per il passaggio, che si sta completando in questi giorni, della Società Astronomica Schiaparelli dalla sede di via Andrea del Sarto al Ronchetto Fè in quella di via Caracciolo a Masnago. In linea d’aria sarà forse un chilometro o poco più, ma tra l’una e l’altra passano sessantaquattro anni di storia che si sovrappongono alla storia stessa della città e non solo.
«Tutte le volte che torniamo nella vecchia sede, dalla quale stiamo portando via le ultime attrezzature prima di riconsegnare le chiavi, ci viene la malinconia - ammette Paolo Valisa, meteorologo del Centro Geofisico Prealpino, tra le voci più note delle previsioni del tempo trasmesse ogni mattina dal Gazzettino Padano -. Non si tratta di cedere ai sentimentalismi, ma di riavvolgere il nastro della memoria che in due terzi di secolo ha visto cambiare tante cose nella nostra vita, compresa quella scientifica che ci riguarda. Basti pensare che siamo passati dalle previsioni effettuate manualmente con il regolo a quelle che oggi passano attraverso i modelli matematici».
Poi c’è tutto il resto: gli studi, le discussioni, i confronti, gli entusiasmi. «Quante volte abbiamo fatto su e giù quelle scale, quante volte siamo usciti in giardino a controllare gli strumenti».
Soprattutto, c’è la figura del professor Salvatore Furia, da cui la vicenda inizia nel 1956. Villa Baragiola con la sua splendida dacia adagiata da quasi un secolo nel parco comunale, inaugurata un anno fa dopo i restauri e contestuale intitolazione a Salvatore Furia e Giuseppe Zamberletti, è una sede diversa per tanti motivi. «L’iter per ottenere la nuova destinazione ha avuto inizio con la giunta Fontana -ricorda sempre Valisa - ed è andata avanti alcuni anni sia per i vincoli paesaggistici, sia per le solite pastoie burocratiche. Ma alla fine ci troviamo a lavorare in una sede più adatta alle nostre necessità, inserita in uno splendido contesto naturale e senza il peso non indifferente dell’affitto da pagare. Da quest’ultimo punto di vista, i risparmi sono preziosi e ci consentiranno di investire nuove risorse in favore dell’attività divulgativa».
Anche se, a dire il vero, proprio il desiderio di implementare l’offerta didattica dovrà fare i conti con spazi ancora poco adeguati a ospitare scolaresche: ma è un passaggio che verrà affrontato più avanti, a trasloco concluso. Operazione, come detto, alle battute finali dopo ben sei mesi di lavori per sistemare l’abbondante archivio e le delicate apparecchiature scientifiche di cui la Società dispone. Per limitarci alle principali: due radiometri, un eliofonografo, sette termometri geotermici e poi evaporimetri, anemometri, idrometri, nivometri, naturalmente i computer e, dulcis in fundo, la storica “capannina” con cui Furia avviò tra anni Cinquanta e Sessanta le prime rilevazioni atmosferiche.
«È ancora così come l’aveva progettata, col suo termoigrometro originale che ancora utilizziamo in modo da ottenere rilevazioni in linea con quelle precedenti».
La sede è diversa, ma il Campo dei Fiori che ammaliò “il prof“, con la sua Cittadella di Scienze della Natura, rimane sullo sfondo. La storia continua.
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