PAROLA DI DONNA
L’arpa di Cecilia racconta l’aurora
Chailly ai Giardini Estensi con un “concerto narrante”

Sul palcoscenico con la sua arpa e la sua voce. La sua ansia di sperimentare e i suoi silenzi. Sarà Cecilia Chailly a chiudere la terza edizione di “Parola di donna”, oggi, lunedì 14 giugno, alle 19.30 alla tensostruttura dei Giardini Estensi. Figlia del compositore Luciano e sorella del direttore Riccardo, a 19 anni ha suonato come prima arpa con l’Orchestra della Scala, per intraprendere un percorso come autrice e interprete, collaborando con musicisti come Mina, Ludovico Einaudi e Fabrizio De André: cinque album oltre a “Stanze”, un romanzo e un desiderio infinito di sperimentare.
Da cosa nasce il titolo del concerto, “Sempre nuova è l’aurora”?
«Da quasi due anni i musicisti non suonano e veniamo tutti da un periodo difficile: voglio dare un messaggio di speranza».
Quanto è stato difficile il lockdown, senza il pubblico?
«Noi musicisti siamo abituati anche a stare da soli, nei lunghi periodi di preparazione dei concerti. Il palcoscenico mi è mancato, però il palcoscenico non è l’unica dimensione per me».
È la prima volta che sento una risposta simile…
«Sono una musicista particolare, perché nel mio percorso ho sempre avuto delle grandi pause, prendendomi anche il lusso del silenzio».
Il suo non sarà un semplice recital…
«Un “concerto narrante”: suono e racconto le mie sensazioni, narrando ciò che ha ispirato i miei brani».
Arpa acustica?
«Arpa acustica, però in alcuni momenti amplificata: l’idea è di creare nuovi mondi sonori»
Per questo motivo le stava stretto il ruolo di arpista classica?
«Sono grata alle mie origini classiche: solo se conosci le regole le puoi trasgredire, andare oltre, cercare altri mondi».
Anche oltre i confini tra i generi?
«Certo, tutta la mia musica si muove attraverso i generi, fin dal primo album, “Anima”».
Sono maturati nuovi progetti, in questi mesi?
«Ho preso tantissimi appunti, anche per poesie e romanzi: a volte questo eclettismo mi crea problemi! Spero, però, di poter raccogliere presto i frutti di questi mesi di riflessione».
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