L’ALLARME
Le alghe soffocano il lago
La cooperativa pescatori: «Da dieci giorni non prendiamo niente: tiriamo su le reti tutte verdi»

«La mattina, quando andiamo giù, ci si stringe il cuore». Il commento non è scientifico ma è di chi conosce il lago meglio di chiunque altro.
I pescatori della Cooperativa, rimasti in quattro di cui due ultraottantenni. «Siamo già stati puniti, eravamo in 32 siamo rimasti in pochi e se si considera che da dieci giorni non si pesca più...».
Un tappeto di alghe spesso puzzolenti, copre il lago di Varese, un tappeto di mucillagini che soffoca le acque, rilascia odore nauseabondo, prolifera perché si nutre di azoto e fosforo.
Tutto il bacino lacustre è colpito dal fenomeno. Solo che di solito le alghe sono proprio più visibili ed esplodono in luglio o agosto, comunque quando la temperatura dell’aria e dell’acqua è da... piena estate.
Ci sono zone più o meno colpite, naturalmente, e quella di Gavirate-Bardello è una delle più significative. Basta infatti recarsi vicino alla diga del Bardello: l’«imbuto» e la “chiusura” del lago, con una estensione di soli dieci metri, porta a un’alta concentrazione di alghe contro le paratie.
Tutto “inquinamento” che passa nel fiume emissario del Lago di Varese e sfocia del Maggiore. I pescatori professionisti, gettano le reti e quando le raccolgono, l’indomani, le trovano tutte ricoperte di mucillagine verde.
Devono portare le reti a casa e «ripulirle con l’idropulitrice, altrimenti sono inservibili». Un muro verde, a prescindere dalla dimensione delle maglie della rete e nulla dentro, praticamente, a parte i “soliti” pesci infestanti, carassi e siluri.
La dinamica di quanto accade viene riassunta dall’esperto della storia di lago Mauro Zanetti: «Tanta pioggia e l’innalzamento della temperatura causano una maggiore ossigenazione, l’ossigenazione porta alla fioritura algale e alla ricaduta sul fondo delle marcescenze che alimentano e producono ulteriore fosforo e azoto, macronutrienti che appunto favoriscono la crescita abnorme delle alghe».
Risultato: l’eutrofizzazione, cioè il fenomeno tipico di iquinamento. La questione non è di facile soluzione.
E l’Sos lanciato dalla Cooperativa Pescatori riguarda il presente con un timore per il futuro. «Il prelievo ipolimnico è una cosa buona», sottolinea il presidente della Cooperativa, «ma deve andare di pari passo con lo stop agli scarichi fognari direttamente nel lago».
Una impresa che stanno affrontando la Regione, i Comuni e i tanti enti che hanno sottoscritto l’Accordo quadro per il risanamento del lago e che già si sta declinando in una serie di azioni: al via la ricognizione delle reticolo fognario e degli sfioratori di piena, è in programma la posa di una maxiboa intelligente al centro del lago per monitorare alcuni parametri chimico-fisici, sono già cominciati i campionamenti delle acque sia da parte di Ats Insubria che da parte di Arpa Lombardia. Domani, lunedì 27 maggio, è prevista la firma dello schema di accordo di collaborazione con Cnr, l’istituto di ricerca sulle acque di Verbania e l’Università dell’Insubria per le parti di monitoraggio collegate all’attività di Ats e Arpa, ha annunciato nei giorni scorsi l’assessore all’Ambiente regionale Raffaele Cattaneo, mentre in una fase successiva verrà siglato il patto con la Provincia per la riattivazione del prelievo ipolimnico. Cioè il prelievo delle acque profonde del lago ricche di macronutrienti che causano la proliferazione delle alghe. Quelle che in questi giorni “coprono” il lago.
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