LA RIPRESA
Varese, le macchine tessili funzionano
Boom di ordini in tre mesi, ma l‘incognita è l’Asia

Luci e ombre in questa prima parte di 2021 per il meccanotessile tricolore. Un settore da 300 aziende, il 44% delle quali in Lombardia, per 12.900 occupati, con un fatturato di 1,8 miliardi di euro, quasi tutti (1,5 miliardi di euro) diretta conseguenza di una marcata vocazione verso l’export. La buona notizia è che, nel periodo gennaio-marzo 2021, l’indice degli ordini elaborato da Acimt (Associazione dei costruttori italiani di macchine tessili) è risultato in crescita del 66% rispetto al 2020. Questo risultato è dipeso dal buon andamento della raccolta ordini sia all’estero che in Italia. Sui mercati esteri l’incremento è stato del 68%, mentre sul fronte interno la crescita è stata più contenuta, ma comunque importante (+54% rispetto al primo trimestre 2020). Il dato del primo trimestre 2021 ha inoltre segnato un’inversione di tendenza anche rispetto al 2019, anno in cui la produzione e l’export di macchine tessili aveva già segnato una battuta d’arresto.
«Il forte incremento registrato dalla raccolta ordini deve essere confrontato con il risultato del primo trimestre del 2020, periodo in cui ha avuto inizio la pandemia e si è registrato il quasi completo stop dell’attività produttiva», ha commentato il presidente di Acimit Alessandro Zucchi, patron della Ferraro Spa, l’azienda di Lonate Pozzolo eccellenza mondiale nel finissaggio tessile, nonché una delle 16 aziende che fanno del Varesotto uno dei distretti che contano nella produzione di macchine tessili. Lo stesso Zucchi ha fatto notare che se «l’indice degli ordini cresce», tuttavia «permangono le preoccupazioni per una ripresa ancora debole e per la persistente incidenza della pandemia». «A fronte di dati che sono comunque incoraggianti, la pandemia non è ancora sotto controllo, soprattutto in Paesi che rappresentano mercati fondamentali per il settore: basti pensare all’India. Gli investimenti nel settore tessile - continua il presidente - hanno visto una ripresa a macchia di leopardo. Senza un diffuso piano di vaccinazioni su scala mondiale resta, poi, limitata la mobilità del nostro personale, pregiudicando così la possibilità di cogliere le occasioni di business su diversi mercati», ha aggiunto il presidente Zucchi. L’Asia resta il continente di riferimento per il meccanotessile del Belpaese: non a caso nel 2020 ha assorbito il 38% del nostro export. A seguire i Paesi dell’Unione Europea (23% dell’export); Europa non Ue (21%); e Nord America (8%). Per la cronaca, l’anno scorso i nostri primi mercati sono stati Turchia (205 milioni di fatturato, +27% in un anno); Cina (191 milioni, -37%) e Usa (78 milioni, - 15%).
«La futura ripresa è minacciata anche dal forte aumento dei prezzi delle materie prime», ha concluso il presidente di Acimit. «È in corso una significativa crescita, iniziata a partire dalla scorsa estate e intensificatasi tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 e i rincari, in mancanza di un ritocco dei listini - conclude Zucchi - rischiano di comportare per le nostre aziende un notevole impatto negativo».
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