L’ORDINE DI ESECUZIONE
Varese, Limido rischia di finire in carcere
Otto mesi l’esito di tre processi al capo dei DoRa. «Chiederemo misure alternative»

Alla fine, l’ordine di esecuzione di otto mesi di reclusione risultato di tre distinte sentenze, tutte passate in giudicato, per reati commessi in qualità di leader della Comunità Militante dei Dodici Raggi, discusso gruppo con base ad Azzate che si rifà ai valori del fascismo e del nazionalsocialismo, è stato notificato ad Alessandro Limido.
«IL MIO CASO DI DELINQUENTE ANOMALO»
«Il mio difensore chiederà la sospensione dell’esecuzione e farà istanza per ottenere una delle misure alternative alla detenzione o anche gli arresti domiciliari con possibilità di recarsi al lavoro, ma sarà dura», fa sapere il diretto interessato. «Per la legge italiana sono un pluripregiudicato e, oltre tutto, ho in corso altri procedimenti penali. La mia speranza è che, poiché le carceri sono al collasso e io sono un delinquente diciamo così “anomalo”, nonché padre di famiglia e con un’attività avviata, possa essere ammesso alle misure alternative».
Tra le condanne da scontare a carico del presidente dei Do.Ra. rientrava a pieno titolo anche quella (a sei mesi di reclusione) per apologia del fascismo a seguito del blitz a colpi di striscioni in giro per Azzate per contestare l’incontro organizzato dall’Anpi con il patrocinio del Comune con Francesco Filippi, lo scrittore autore del libro “Mussolini ha fatto anche cose buone”, sottotitolo “Un libro sulle idiozie che continuano a circolare sul fascismo”. Ieri, marted’ 29 ottobre, per altro, proprio l’accusa di apologia del fascismo in violazione della Legge Scelba è definitivamente caduta a carico di otto militanti di estrema destra (da casa Pound ad Azione e Lealtà passando per Forza Nuova) finiti sotto processo per aver fatto il saluto romano durante una cerimonia commemorativa per Sergio Ramelli avvenuta a Milano il 29 aprile del 2016.
IL SALUTO ROMANO
I giudici della quinta Corte d’Appello del capoluogo lombardo, nonostante l’episodio fosse prescritto, li hanno assolti con la formula perché il fatto non sussiste. A sollecitare l’assoluzione anche la sostituta procuratrice generale Celestina Gravina: «Le sezioni unite della Cassazione, nel disporre il processo di appello bis proprio per questo procedimento, hanno stabilito che la “chiamata del presente” o il “saluto romano” configurano il reato di apologia solo quando integrano il concreto pericolo di organizzazione del disciolto partito fascista. E non è proprio questo il nostro caso».
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