PATRIMONIO UNESCO
Varese, «l’Isolino Virginia riapre in giugno»
Le parole di Patrizia Meazza, neoaggiudicataria della gestione dell’area: «La messa a norma spetta all’Amministrazione, poi potremo partire»

«Siccome le cose sono abituata a farle in un certo modo, ho preferito mettere tutto in pausa per riaprire una volta per tutte con il progetto che avevo immaginato per quel luogo». Era giugno dello scorso anno quando Patrizia Meazza, neoaggiudicataria della gestione dell’Isolino Virginia, annunciava che non avrebbe riaperto il ristorante del Patrimonio Unesco finché non ci fossero stati tutti i presupposti. Oggi si apprende che i presupposti erano la messa a norma dell’impianto idraulico del locale, aperto fino ad allora pur non essendo a norma.
«Come è stato fatto con il Lido della Schiranna, per cui prima di aprire al pubblico abbiamo dovuto eseguire dei lavori di messa in sicurezza, così abbiamo fatto con l’Isolino. L’onere della messa a norma spetta al Comune e quindi, finché non saranno eseguiti tutti i lavori necessari, noi non potremo partire. So che i fondi sono stati stanziati e i lavori inizieranno a breve».
Già oggi, mercoledì 20 marzo, i tecnici saranno sull’Isolino per un sopralluogo e, variabili permettendo, inizierà un nuovo capitolo per il luogo caro ai varesini.
«Ho letto le polemiche delle scorse settimane sullo stato di abbandono dei luoghi e mi dispiace - aggiunge -. A volte le persone non capiscono che ci vuole tempo per i cambiamenti, molto di più se si tratta di un posto delicato come l’Isolino, dove ogni intervento richiede attenzioni e soluzioni particolari».
Anche solo per la logistica, per esempio, bisogna calcolare la difficoltà di trasporto dei materiali e si è inevitabilmente legati anche al meteo. «Quando ho visto l’Isolino per la prima volta me ne sono innamorata e ne ho subito intuito le potenzialità. È un posto magico e ricco di storia che voglio valorizzare come merita. Immagino un ristorante che esalti la cucina locale, con due chef di richiamo».
Non un semplice servizio ristorazione per chi visita il museo e le palafitte, «ma un ristorante che viva di vita propria e che dia dignità ed esclusività al patrimonio Unesco».
Difficile immaginarlo adesso, dopo mesi di trascuratezza, invaso dalla vegetazione e abbandonato a se stesso. Ristorante a parte, nel contratto di concessione sono comprese anche le attività di custodia e la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’area verde, che a questo punto verrà fatta a ridosso della riapertura del sito Unesco.
Sicuramente non per il mese di aprile, come prevede il contratto, ma «per giugno possiamo essere operativi».
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