LETTERATURA SCIENTIFICA
Varese, rischio infarto dopo il Covid
Ricerca dell’Università dell’Insubria: il docente Fabio Angeli spiega perché la seconda sia da considerarsi una conseguenza del primo, da tenere sotto controllo

Gli effetti a medio e lungo termine del COVID-19 sono oggetto di intenso interesse da parte della letteratura scientifica, la quale negli ultimi mesi ha dimostrato che l’ipertensione arteriosa può essere una conseguenza dell’infezione da SARS-CoV-2.
Su questo tema è stata pubblicata oggi, martedì 17 ottobre, nella sezione “Clinical Insights” della rivista European journal of internal medicine una nuova analisi del gruppo di studio dell’Università dell’Insubria coordinato dal professor Fabio Angeli, docente di malattie dell’apparato cardiovascolare del dipartimento di medicina e innovazione tecnologica e direttore della medicina e della cardiologia riabilitativa dell’IRCCS Maugeri di Tradate, che ha firmato l’articolo con Martina Zappa, biotecnologa dell’Insubria, e Paolo Verdecchia, ricercatore cardiovascolare di Perugia.
Lo studio dell’Università dell’Insubria ha spiegato le dimensioni del problema ed i meccanismi responsabili. Analizzando i dati, per un totale di quasi un milione di individui, i ricercatori hanno evidenziato che l’insorgenza di valori legati alla pressione superiori alla norma interessa il 9% dei soggetti colpiti da COVID-19.
«In considerazione dell’elevato numero di infezioni da SARS-CoV-2 che si registra su scala mondiale, l’insorgenza di uno stato ipertensivo dopo l’infezione è una delle conseguenze più allarmanti in termini epidemiologici - commenta Angeli - anche perché espone i soggetti colpiti da questo fenomeno ad un aumentato rischio di ictus e infarto».
Fabio Angeli, Martina Zappa e Paolo Verdecchia sono autori di altri importanti articoli che spiegano come il COVID-19 generi complicanze cardiovascolari e gli effetti del virus, permanendo per mesi nel nostro organismo dopo l’infezione acuta, alterino le capacità dei nostri meccanismi regolatori. «Questi frammenti interagiscono con i recettori delle nostre cellule, implicati nella regolazione della pressione arteriosa, e ne provocano la paralisi, con conseguente sviluppo di ipertensione arteriosa. Uno screening per verificare i valori di pressione arteriosa nei mesi seguenti l’infezione ed eventualmente ridurli con la terapia per evitare eventi cardiovascolari - conclude il professor Angeli - è oggi una delle priorità della cardiologia preventiva e merita appropriati e specifici percorsi e risorse».
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