IN APPELLO
Lucia Uva condannata per diffamazione
Diede degli assassini agli imputati, poi assolti, per la morte di suo fratello

Per avere chiamato «assassini» sui social network i due carabinieri e i sei poliziotti accusati di avere ucciso Giuseppe Uva nel 2008 e poi assolti in via definitiva dalla Cassazione, sua sorella Lucia Uva è stata condannata per diffamazione a 500 euro di multa e al risarcimento delle spese processuali e legali.
Lo ha deciso la quinta sezione della Corte d’Appello di Milano, che ha ribaltato la sentenza di assoluzione decisa a Varese nel 2016 e ha stabilito che la donna, accusata di diffamazione anche per altre frasi in un documentario, dovrà risarcire gli agenti e i militari che si erano costituiti parte civili.
Fabio Schembri e Luca Marsico, avvocati di parte civile, hanno espresso soddisfazione per una sentenza “che dà respiro ai carabinieri e ai poliziotti che sono stati offesi e dileggiati, senza motivo, da Lucia Uva. «Ci auguriamo che possa servirle da monito per il futuro» hanno detto.
«La rabbia è tanta, questa è ingiustizia: sono molto delusa ma non mi fermo, farò ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo - ha detto invece Lucia Uva - Provo dolore, non è stata fatta giustizia. Giuseppe era nelle mani dello Stato ed è morto senza colpevoli, io voglio solo la verità. Aspettiamo le motivazioni della Cassazione, che erano attese per agosto e invece non sono ancora arrivate, e poi faremo ricorso alla Corte di Strasburgo. undici anni di processi ci siamo svenati e adesso dovrò pagare 500 euro di multa e le spese degli avvocati delle parti civili. Finirà che chiederò l’elemosina davanti al Tribunale per poter pagare».
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