L’ALLARME
Varese, malati di video porno a 17 anni
Giovanissimi con problemi a causa del dark web. Alcuni seguiti dal Servizio Dipendenze dell’Asst Sette Laghi

Guardano video porno, sono minorenni o hanno compiuto da poco 18 anni e stanno male. Film e video violenti che diventano quasi una ossessione e per questa ragione alcuni ragazzini di Varese e dintorni sono finiti in cura all’ospedale. O meglio ai servizi territoriali dell’Asst Sette Laghi, il Servizio Dipendenze che non cura solo chi consuma alcol o droga ma anche chi non ce la fa a non giocare d’azzardo, a non spendere troppi soldi a causa dello shopping compulsivo oppure a non dipendere da social e computer.
I termini di riferimento per indicare la parte più “profonda” della Rete sono deep web e dark web, termini che indicano due diversi spazi dell’infinito mondo digitale dove ci si può perdere. Dove un ragazzino può perdersi. Ed è quanto avviene con i video violentissimi o appunto hard, dai quali non ci si riesce a staccare e che causano un vero e proprio dolore psicologico e problemi relazionali.
Non una “cura” nuova per gli esperti del Servizio Dipendenze, ma a fare notizia è il numero di queste persone arrivate in cura negli ultimi tempi. Quasi tutti maschi e ancora minorenni o poco più.
«Non si può parlare di fenomeno ma di certo la seppur piccola casistica è cresciuta e rappresenta un campanello d’allarme - spiega Claudio Tosetto, a capo del Servizio Dipendenze dell’Asst Sette Laghi -. Per seguire nel modo corretto questi ragazzi e per cercare di aiutarli, lavoriamo in rete sia con i consultori sia con gli neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza sia con il terzo settore».
Ma come ci si disintossica dalla “malattia” dei video porno, a maggior ragione quando sono ragazzini? «Con interventi di psicoterapia - continua Tosetto che lavora nell’ambito del Dipartimento Salute mentale e dipendenze diretto da Camilla Callegari -. Bisogna lavorare su un gioco di equilibri riuscendo a coinvolge anche le famiglie, in modo particolare per i ragazzi minorenni, cosa che non sempre è un obiettivo perseguibile».
Tra gli enti coinvolti nella cura dei ragazzi che rischiano di superare il limite sul fronte delle dipendenze per esempio per l’utilizzo esagerato del web, ci sono alcuni soggetti del privato sociale.
Per esempio un progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo che coinvolge la cooperativa L’Aquilone di Sesto e altre come Colce e Naturart. Le cooperative si occupano di peer education con varie iniziative come quella degli educatori “nei corridoi” di varie scuole, mentre l’Asst, tramite il Servizio Dipendenze, si occupa del mondo adulto, cioè dei genitori e degli insegnanti.
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