LA TRAGEDIA
«Qui qualcuno finisce al cimitero»: le minacce di Manfrinati ai Limido
Nel corso della separazione, la perizia sulla capacità genitoriale aveva suggerito la sospensione dei contatti fino all’esito del processo per stalking

«Qui qualcuno finisce al cimitero o in terapia intensiva, hai capito?». Letta all’indomani dell’omicidio di via Menotti, mette i brividi la frase che – stando al capo di imputazione del processo per stalking (la prossima udienza è in calendario il 5 giugno in Tribunale) – Marco Manfrinati avrebbe pronunciato in una telefonata del giugno 2023 con la ex moglie Lavinia Limido, oggi ricoverata in Rianimazione al Circolo. La donna, sottoposta a un delicato intervento chirurgico per le gravissime coltellate al viso e al collo, è fuori pericolo. Suo padre Fabio, intervenuto per difenderla dall’aggressione dell’ex marito, è invece morto poco l’arrivo al Pronto soccorso a causa delle lesioni al busto e al collo.
«A me non me ne frega un ca... di andare in carcere», avrebbe detto nella stessa conversazione. Manfrinati, in cella ai Miogni per omicidio e tentato omicidio, è accusato di atti persecutori nei confronti dell’ex moglie e dei suoi genitori, ma anche di danneggiamenti e di porto di oggetti atti a offendere perché fu trovato in possesso di un martello.
Sarebbe stata la prospettiva di non poter più vedere il figlio fino all’esito del processo per stalking, a scatenare la furia di Manfrinati, . Anche questo stanno valutando gli inquirenti. Il 2 maggio, infatti, nell’ambito della causa di separazione dei coniugi davanti al Tribunale di Busto Arsizio, era stata depositata la consulenza tecnica d’ufficio sulla capacità genitoriale, che auspicava la sospensione dei rapporti tra Manfrinati e il figlio.
Ieri mattina, martedì 7 maggio, Marta Criscuolo, moglie di Fabio Limido e madre di Lavinia, è stata ascoltata dal sostituto procuratore, Maria Claudia Contini, una testimonianza ritenuta dagli inquirenti molto importante per ricostruire le cause che hanno portato alla tragedia.
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