LA TRAGEDIA
Varese: «Manfrinati non era in sé»
Il suo avvocato, Fabrizio Busignani: «Lo vedrò oggi, bisogna capire se sarà in grado di ricostruire i fatti»
«Non era in sé», Così Fabrizio Busignani, noto avvocato penalista, definisce oggi, martedì 7 maggio, la condizione del suo assistito, Marco Manfrinati, che ieri ha ucciso il suocero, Fabio Limido, e ferito l’ex moglie, Lavinia Limido, in via Menotti. «L’interlocuzione all’interno della Camera di sicurezza della Questura è stata minima e non ho più avuto occasione di incontrare il mio assistito, che vedrò oggi» aggiunge Busignani.
«Bisogna capire se sarà in uno stato idoneo per poter rendere dichiarazioni o ricostruire in qualche modo l’episodio. Sottolineo che non conosco i fatti, dovremo vedere se potrà raccontarli lui stesso. Oggi mi recherò da lui e valuterò la situazione, sperando di trovarlo in uno stato idoneo per la spiegazione» spiega ancora il legale.
«Cosa vuol dire che non era in sé? Non sono uno psichiatra forense, ma l’espressione è chiara. Non posso dare giudizi, mi limito a dare i fatti: a me spetta solo il compito di comprendere in chiave difensiva cos’è successo, posso farlo con i dati e senza mi risulta difficile dire qualcosa. Non ho nulla in mano, quindi è prematura la dichiarazione».
Manfrinati sembra però sorridere nelle foto pubblicate dalla Prealpina dopo l’arresto... Busignani: «L’espressione del volto non necessariamente riflette lo stato interiore. Non lo dico io, ma qualunque studente di psichiatria e gli psichiatri forensi. Se ha un significato non spetta a me dirlo, ci saranno gli esperti. Non so ancora quando si terrà l’interrogatorio di convalida».
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