DEGRADO
Nel paese degli scarabocchi
Muri imbrattati anche nel “salotto buono” della città. Il problema della pulizia

Alcuni risalgono a qualche anno fa, altri invece sono recentissimi. Tutti, senza eccezione, contribuiscono a infondere un velo di degrado sulla città.
Sì, perché di artistico c’è ben poco: si tratta di scarabocchi – in gergo dette “tag”, ossia le firme dei writers - vergati con bombolette di vernice spray oppure con maxi pennarelli. Un tema, questo, finito più volte al centro del dibattito cittadino: da un lato i privati che si ritrovano i muri degli edifici imbrattati dai vandali; dall’altro l’Amministrazione che, a più riprese, nel corso degli anni ha caldeggiato il ripristino del decoro.
COSTI E VINCOLI STORICI
La matassa però è difficile da dipanare: «In molti casi si tratta di edifici storici – spiega un residente del centro, proprietario di uno degli immobili imbrattati -, quindi per poter intervenire occorre avere una serie di autorizzazioni. Senza contare poi i costi da migliaia di euro, che sarebbero totalmente a carico del cittadino che si è ritrovato vittima dell’imbrattamento. E infine, non da ultimo, dopo mesi tra permessi, autorizzazioni e lavori, non è da escludere che, l’indomani, ci si possa ritrovare con un nuovo imbrattamento: del resto, i muri appena verniciati vengono considerati come delle “tele bianche” dai graffitari. A poco servono anche le telecamere: bastano cappellino e cappuccio della felpa calcati sulla testa, e il vandalo è pressoché irriconoscibile».
DAL CENTRO ALLA PERIFERIA
Il fenomeno ha interessato – e continua a interessare - in particolare la zona del centro storico, a partire dal dedalo di vicoli che si snoda ai piedi del campanile del Bernascone. Nel corso del tempo non sono stati immuni neppure i muri esterni della Basilica di San Vittore. Ma vandalismi e graffiti si sono estesi a macchia d’olio un po’ in tutta la città. Tra i punti più critici c’è ad esempio la zona tra via Solferino e viale Sant’Antonio, oppure quella a ridosso delle stazioni ferroviarie.
LA BATTAGLIA DEI VOLONTARI
Nell’autunno scorso un gruppetto di volontari, armati di detergenti e spugne, aveva ripulito i muri del porticato di corso Moro, completamente invaso da scritte e imbrattamenti: meno di un mese dopo i vandali avevano già ripreso a pieno ritmo la loro attività. Nel 2015 la Polizia locale portò a termine una massiccia operazione che provocò un mezzo terremoto nel sottobosco dei writers a Varese: fu redatto un vero e proprio catalogo con circa 150 tag e oltre 5mila murales abusivi comparsi sui muri cittadini, identificando trentatré presunti graffitari, denunciati a piede libero per danneggiamento e imbrattamento in concorso.
FOTOTRAPPOLE E TELECAMERE
Ma anche ora l’intenzione dell’Amministrazione è quella di non abbassare la guardia sul fenomeno: oltre alle telecamere dell’impianto di videosorveglianza cittadino, gli agenti della Polizia locale possono contare anche sulle cosiddette fototrappole, apparecchiature che scattano immagini o registrano filmati non appena rilevano un movimento davanti all’obiettivo. «Al momento una delle fototrappole che abbiamo in dotazione è impiegata contro l’abbandono abusivo di rifiuti – spiega il comandante della Polizia locale Matteo Ferrario -, mentre la seconda è appena arrivata e a breve la utilizzeremo». Pure contro i graffitari? «Certo, anche lì – risponde Ferrario -. In ogni situazione in cui possa essere di aiuto».
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