SERIE A1
Parravicini, esordio da 100 e lode
Il play sedicenne di Varese è il primo 2001 a segnare un canestro in serie A1: «Un’emozione fortissima. Adesso pago la pizza ai miei compagni»

Sul passaggio c’è da lavorare ma sul tiro ci siamo già: chiedere a David Moss & compagni della Leonessa Brescia, nel cui canestro Matteo Parravicini da Varese, 17 anni il prossimo 4 luglio, ha infilato la prima tripla della sua vita da esordiente in serie A.
Quel canestro, a 49” dalla sirena del match di ieri sera, domenica 11 febbraio, ha portato Varese sul 100-72 con cui i biancorossi hanno steso l’ex capolista.
Matteo, ruolo playmaker, quest’anno non è il primo sedicenne italiano a finire a referto (e con lui a Varese c’è il suo compagno Omar Seck) però è il primo 2001 in Italia a segnare un canestro in una partita ufficiale di serie A1. Più o meno quel che capitò al veneziano Federico Miaschi, classe 2000, nel gennaio dello scorso anno.
Che si prova?
«Felicità, gioia, orgoglio, emozione allo stato puro. Non saprei neanch’io come definire questa sensazione. Di sicuro ho fatto fatica ad addormentarmi. L’ultima volta che ho guardato la sveglia, stamane, erano le quattro. E a scuola m’aspettava una verifica d’Economia politica».
Studente al terzo anno di Ragioneria all’Isiss Daverio-Casula, Matteo è figlio d’arte: papà Roberto, amministratore d’immobili e già consigliere comunale leghista, ha giocato a discreti livelli nel basket provinciale. E a Matteo ha trasmesso la passione per la pallacanestro e per i colori della sua città.
Appena bucata la retina, rientrando in difesa, il Parra ha indicato proprio papà Roberto e mamma Patrizia.
«Ho sognato questo momento come tutti i ragazzi della mia età. Ho avuto la fortuna di poterlo vivere grazie a coach Caja e ai miei compagni. L’ho sognato tante volte. Sempre ragionando anche su chi avrei dedicato il mio primo canestro. Pensavo ai miei nonni, che l’avranno visto da lassù. Però l’istinto, subito dopo, è stato quello d’indicare mamma e papà: se sono qui è grazie a loro».
Tuo padre ha giocato a pallacanestro. Raccomandazioni te ne fa?
«Sempre prima di lasciarmi al campo. Però stavolta no, ieri mi ha solo salutato. A fine partita, abbiamo accompagnato la mia ragazza, Viola, a Clivio. Tornando siamo rimasti noi due. E lui mi ha detto che se lo sentiva che contro Brescia sarebbe stata la volta buona, per questo non mi aveva ammonito col solito Matteo, stai tranquillo e pensa a farti trovare pronto. Avevo pensato che era strano e che forse se l’era dimenticato. Invece m’ha confidato che era stata scaramanzia. E mi sono commosso della sua commozione».
Ripercorriamo quei due minuti scarsi nel finale di partita.
«I compagni mi dicevano: Stai pronto! Ci speravo come ogni volta che il coach mi chiama con la prima squadra e che la partita si mette bene per noi. Però un conto è sperarci, un’altra sentirsi dire da Caja: Parra vai sul cubo dei cambi. Sono scattato di corsa, senza pensare. È stato l’inizio di un’emozione fortissima».
Prima palla giocata e… apertura del contropiede di Brescia con un passaggio orizzontale.
«Confesso: quando ho preso la prima boccia in mano ero in palla. Ho visto Natali, mi sembrava libero ed è partito un assist per gli avversari».
Di’ la verità: non hai osato guardare la panchina…
«Più che altro non ho capito proprio niente di quel che avevo fatto. So solo che alla seconda azione ho ragionato e ho preso gli spazi che dovevo. La squadra ha fatto il resto perché il passaggio che mi ha liberato al tiro non è stato casuale».
Piedi a canestro e via. Quando hai capito che la palla sarebbe entrata?
«Subito. Ero libero, m’è venuto tutto naturale e quand’è così lo senti che il pallone ha la traiettoria giusta. La conferma è stata il boato di Masnago. Da tremare».
Primo centro al primo tentativo, prima tripla, canestro del 100 davanti alle telecamere di Rai 3 e Eurosport 2, cioè davanti a tutt’Italia, come minimo. Un esordio così non è da tutti.
«È stato un sogno che si realizza. Ma so già che da oggi tutti si aspetteranno il massimo da me e sarà ancora più dura».
Che ti hanno detto i compagni?
«Erano tutti felici per me: loro, lo staff, quante pacche sulle spalle, quanti sorrisi! Sono vicino di spogliatoio di Giancarlo (Ferrero, il capitano). Quand’è rientrato dal bagno di folla del dopo gara, mi ha detto Bravo! Ero seduto: sentivo la sua voce ma era come se fossi in tilt. Anche il coach mi ha detto Bravo Parra. Poi è arrivata la tradizionale pioggia di richieste per festeggiare l’esordio con canestro del 100: c’è chi vuole il sushi, chi la pizzata, chi le pizzette per tutto l’anno. Anche coach Grati e i miei compagni dell’Under 18 hanno… ordinato la pizza!».
E a scuola, stamane?
«È stato bello sentire l’affetto dei miei compagni e dei prof. Eppoi è saltata per un blackout la prova di Economia e mentre facevamo lezione con la professoressa Bioli, in classe hanno fatto irruzione tre professori per congratularsi. A questa scuola devo tanto. Hanno capito che fatica si fa ad allenarsi tutti i giorni tra pesi, palestra, partite. E mi aiutano: posso programmare almeno le interrogazioni. Così, dopo una partenza complicata, sto recuperando».
Proprio come Varese…
«Credo che quando lavori sodo, prima o poi i frutti li raccogli. E con coach Caja si lavora sodo e ora è bello vedere che qualche frutto sta maturando».
E la Nazionale Under 18?
«È un altro sogno. Tra poco ci saranno gli Europei. Io continuo a lavorarci. Chissà».
Servizi sulla Pallacanestro Varese sulla Prealpina di martedì 13 febbraio.
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