IL PROCESSO
Varese, perizia sul padre di Giuliani
Uno psichiatra valuterà la capacità di stare in giudizio. Il genitore di Carlo (morto nel 2001 negli scontri del G8) accusato di diffamazione ai danni colonnello dei carabinieri Claudio Cappello
Sarà un perito a decidere se Giuliano Giuliani, padre di Carlo (morto a Genova nel 2001 durante gli scontri in occasione del G8), sia in grado di affrontare il processo che lo vede imputato per diffamazione ai danni del colonnello dei carabinieri Claudio Cappello.
Il giudice Alessandra Sagone ha infatti accolto la richiesta del difensore, l’avvocato Gilberto Pagani, di valutare la capacità di stare in giudizio dell’uomo, quasi novantenne, che - come dimostrato da alcuni certificati prodotti ieri, martedì 16 dicembre, nell’aula del Tribunale - soffre di decadimento cognitivo. Sarà perciò lo psichiatra Lorenzo Mapelli a effettuare la perizia sull’anziano; l’incarico sarà affidato nella prossima udienza, in calendario il 27 gennaio 2026.
Il processo si celebra a Varese dopo che, nell’udienza predibattimentale, era stata respinta l’eccezione di competenza territoriale: Cappello risiede nella Città Giardino e quindi l’imputato va giudicato qui.
Carlo Giuliani morì a 23 anni dopo essere stato colpito da un proiettile esploso dal carabiniere Mario Placanica. Il padre di Giuliani, 87 anni, è accusato di aver offeso la reputazione del colonnello Cappello, ex comandante provinciale dei carabinieri di Varese, che nel 2001 era capitano alla guida della Compagnia di Alba dell’Arma e il giorno del vertice internazionale era stato assegnato alla testa del contingente di Placanica in piazza Alimonda.
Il colonnello si è costituito parte civile (assistito dall’avvocato Luca Marsico), deciso a ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa delle dichiarazioni rilasciate da Giuliani in alcune interviste televisive andate in onda quattro anni fa su La7, Sky Tg24, Rai News e Rai 3. Interviste in cui - questa l’accusa - l’imputato ha sostenuto che il militare sarebbe responsabile della morte di Carlo Giuliani, avrebbe ordito una «trappola», «un’imboscata» a danno dei manifestanti, avrebbe manomesso la scena del crimine, avrebbe ostacolato le indagini e sarebbe stato addirittura coinvolto negli eventi connessi all’uccisione della giornalista Rai Ilaria Alpi e del cineoperatore Miran Hrovatin, nel marzo 1994 a Mogadiscio.
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