GIUSTIZIA
«Abbiamo retto nella tempesta»
Il presidente del Tribunale Piglionica va in pensione: il suo bilancio dopo sei anni

Il prossimo luglio compirà 65 anni e sono 40 quelli che ha già trascorso lavorando in magistratura. A partire da un’epoca, la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, in cui essere un giudice poteva essere molto pericoloso, in cui poteva capitare di veder cadere a Milano un collega, un amico, sotto i colpi dei terroristi. Quarant’anni dopo il presidente del Tribunale di Varese Vito Piglionica lascia l’incarico e va in pensione. Sarà formalmente ancora al vertice del Palazzo di giustizia di piazza Cacciatori delle Alpi fino al prossimo 31 marzo, e poi, dal primo giorno di aprile, diventerà presidente facente funzioni il presidente della Sezione penale Orazio Muscato. Per quanto tempo il Tribunale resterà senza un presidente effettivo? Difficile dirlo: prima il Consiglio Superiore della Magistratura dovrà prendere atto della “vacanza” e poi ci sarà un concorso. A essere ottimisti si può pensare che un nuovo presidente arriverà a Varese a inizio 2020.
Piglionica, da parte sua, era arrivato in città da Milano nel novembre del 2013. Quindi è stato presidente per quasi sei anni, e a questo punto un bilancio di questo lungo periodo di lavoro è inevitabile: «Come è stato detto tante volte, il vero problema del Tribunale di Varese è la carenza di personale, sia per quanto riguarda i magistrati sia per quanto riguarda gli amministrativi. La situazione è sempre stata difficile e lo è ancora: basti dire che oggi la seconda Sezione civile può contare su un solo magistrato invece che su sei, con una scopertura dell’83 per cento. Anche se è vero che ci sono due maternità che rientreranno e che proprio ad aprile arriveranno nuovi giudici: dovevano essere quattro e invece per fortuna saranno cinque. Subito uno al penale e tre al civile, e poi un altro al civile. Diciamo che in questo periodo abbiamo retto, abbiamo superato una situazione davvero difficile. Ce la caviamo, ed è già un buon risultato».
Sono stati anni, i suoi, di processi importanti. «Abbiamo chiuso il processo a Stefano Binda per l’omicidio di Lidia Macchi, abbiamo chiuso il secondo processo a Giuseppe Piccolomo, abbiamo chiuso il processo Uva (e in questo caso Piglionica ha presieduto personalmente la Corte d’Assise, ndr). Poi c’è stata anche l’udienza preliminare nei confronti di due broker accusati di una maxitruffa, che ho prosciolto: decisione che è stata confermata dalla Corte d’Appello. E c’è il processo Polita, che è un processo importante e che è tornato in Procura, dov’è tuttora».
Il palazzo ha i suoi problemi strutturali e in relazione al funzionamento degli impianti... «Dal ministero è arrivato un finanziamento superiore ai 500.000 euro per la sostituzione dell’impianto di riscaldamento e condizionamento. È stata discutibile la decisione del Governo Renzi di trasferire la competenza per interventi e lavori nel palazzo dal Comune di Varese al Ministero della Giustizia: tutto diventa più complicato e lento, mentre in passato nell’Ufficio Tecnico di Palazzo Estense trovavamo un interlocutore attento e affidabile».
Cosa pensa dello stato della giustizia in generale? «Già vent’anni fa si diceva: chissà dove andremo a finire... Il problema è che bisogna sempre baracamenarsi quando ci sarebbe bisogno di stabilità, serenità e serietà. Ma non sono un catastrofista, piuttosto un inguaribile ottimista. Quello che mi dà veramente fastidio è la bagarre dopo certe sentenze, la sola idea che ci sia una giustizia a orologeria».
Cosa farà dal prossimo primo aprile? «Continuerò a fare il presidente della Commissione tributaria a Lodi e a studiare la materia tributaria, che mi ha sempre interessato. E naturalmente mi riposerò».
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