L’INCURIA
Una pista per il degrado
Lo stato di salute della ciclabile del lago: staccionate distrutte, pali abbattuti, chiodi sporgenti e siringhe abbandonate

Dove finisce la competenza della Provincia e dove comincia quella del Comune? Chi deve mettere mano alla sistemazione di una staccionata in legno che delimita la pista ciclabile? La domanda è tanto semplice quanto apparentemente impossibile. Dipende da quale tratto, dipende se la pista è su una strada provinciale...
Dopo tanta incertezza, l’unica risposta che proponiamo riguarda un’immagine che migliaia di persone, in questi mesi, hanno visto sfrecciando in auto o semplicemente camminando, correndo o pedalando, lungo un breve tratto dell’anello di oltre 28 chilometri, voluto dalla Provincia che ne è stata l’artefice e dunque lo tutela, attorno a lago di Varese.
Il cartello di una vecchia fermata dell’autobus divelto e gettata a terra, sulla lacuale, a due passi dalla rotonda “a biscotto” della Schiranna. Il tratto in questione è quello verso Calcinate ed è sotto gli occhi di tutti, non solo di chi cammina: in quel punto infelice, per gli sportivi, infatti, la pista protetta costeggia la strada e finisce all’incrocio con la strada per la Schiranna, per poi riprendere poco più in là. Il palo era lì questa estate, il palo era lì in ottobre. Ed era lì ieri.
E con quel palo, pezzi di legno della staccionata divelti, alcuni pericolanti e pericolosi, ganci in ferro e chiodi sporgenti, rive che se si perde il controllo della bici sono dolori. Sempre senza allontanarsi troppo da quei duecento metri dopo l’incrocio della Schiranna, ieri c’era anche una siringa a terra. Per carità, senz’ago.
Magari trasportata dalla pioggia, magari semplicemente gettata senza essere stata utilizzata. Certo che se anche vi fosse qualche benintenzionato a ripulire, a infilare i guanti, a rischiare di essere travolto dalle auto, a “sfilare” il cartello abbattuto e depositato a terra, a rimetterlo in un luogo più riparato dopo uno sforzo non indifferente, il rischio che si prenda un’infezione in caso di una lieve ferita è evidente.
Sarà per questo che nessuno, armato di buona volontà, ci mette mano? Eppure sono migliaia, nell’arco di una settimana, le persone che passano di lì. Con punte da capogiro nei weekend. E l’attenzione sul punto è casuale ma anche collegata al fatto che sia proprio sotto gli occhi di tutti, non in un luogo nascosto della pista.
Basta fare qualche metro e, siamo purtroppo certi, buche o pali mancanti o panchine rotte o altri segni di degrado, balzeranno all’occhio.
Un degrado senza colore politico e senza confine sulla cartina dei tanti Comuni attorno al lago che ospitano la pista ciclabile.
Un’opera, beninteso, meravigliosa. Che richiama, accomuna, fa fare sport, fa conoscere, incontrare, innamorare, fa sorridere insieme e bruciare calorie.
Certo ci vogliono soldi, e tanti, per tenerla “in piedi” ma ci vuole anche l’attenzione che non costa nulla: possibile che nessun amministratore, di qualunque ente, sia passato di lì negli ultimi (almeno) 6 mesi e abbia pensato di alzare il telefono e fare rimuovere da qualcuno pali, chiodi, ferri arrugginiti e, ora, siringhe?
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