CORONAVIRUS
Plasma, tremila donatori
Al Circolo boom di ex malati in aiuto a chi ora è infetto

Anche in questa seconda ondata della pandemia e nonostante i tanti episodi inquietanti contro chi ci cura dal Covid, si sono registrati episodi emblematici di aiuto volontario e toccante per sconfiggere il virus. Lo dimostrano le circa 3mila persone che si sono fatte avanti per donare il plasma iperimmune a Varese e nell’ambito dell’Ats Insubria. Si tratta di cittadini che si sono contagiati, che sono guariti e hanno deciso di dare il loro contributo per curare altri malati o, comunque - visto che gli effetti sui malati “gravi” sembrano non dare risultati apprezzabili - per realizzare farmaci plasmaderivati, raccolti dai servizi delle reti trasfusionali regionali e che rimangono di proprietà istituzionale.
Il plasma iperimmune è quella parte di sangue che contiene gli anticorpi neutralizzanti sviluppati da un soggetto guarito dal Covid. Se gli anticorpi sono in numero sufficiente, possono fornire, una volta trattati, strumenti terapeutici importanti per arginare il virus. Moltissimi cittadini colpiti da Covid e poi negativizzatisi, fisicamente e psicologicamente ancora deboli, invece di cercare di dimenticare e pensare solo a rimettersi in sesto, hanno deciso di donare il plasma. Tremila persone si sono fatte avanti e 1.700 sono state sottoposte a screening e dichiarate idonee: già 500 le unità di plasma raccolte.
Una attività molto impegnativa e tuttora in corso (anche solo per contattare tutti i candidati) che si svolge in collaborazione con le associazioni di donatori volontari di sangue: chiaro che chi è iscritto all’Avis avrà un percorso più snello di reclutamento, perché già “controllato”. Per la maggior parte, invece, la chiamata, la anamnesi, la visita, il tampone molecolare che deve essere completamente negativo. Se dal complesso di tutti gli esami risulta che il donatore è idoneo, allora si procede, quindi il plasma viene trattato, in gergo abbattuto, cioè passa dallo stato liquido a quello solido, viene validato con una serie di esami e conservato. Il tutto sotto la regia dell’ospedale di Circolo, che per tutta l’Ats Insubria coordina l’attività trasfusionale per la validazione e la lavorazione ematologica. La supervisione è di Rosa Chianese, direttore della Struttura complessa di Immunoematologia e Medicina trasfusionale di Asst Sette Laghi e coordinatrice di tutta la Rete trasfusionale della Lombardia (e che ricorda che il sangue non è veicolo di contagio, come risulta da tutti i sistemi di sorveglianza nazionali).
Le indicazioni per la terapia con il plasma iperimmune non sono ancora convenzionali e si attendono indicazioni a livello nazionale. L’altro utilizzo è quello della realizzazione di farmaci. Con le immunoglobuline specifiche ricombinanti o plasmaderivate si potrebbe ottenere un’immunizzazione passiva (con l’infusione ad una persona che ha contratto il virus) che potrebbe dare risultati importanti in fase precoce di malattia.
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