SABATO
Varese Pride, nessuno più si nasconda

Sostenuto da Arcigay, Insubria Lgbt, Va per Strada, Eos, Coopuf, Mondi Possibili, Agedo, Se Non Ora Quando, Anpi, L’Albero di Antonia e Un’Altra Storia, e patrocinato dalla Provincia, dall’università dell’Insubria e dal Consolato generale degli Stati Uniti a Milano, ecco a Varese sabato 18 giugno il Pride R-esistiamo, la sfilata dell’orgoglio Lgbt: lesbico, gay, bisessuale e transessuale.
Capofila è la rinata sezione provinciale di Arcigay che a marzo, dopo 15 anni di assenza, ha ritrovato casa a Varese, in via Francesco del Cairo 34, grazie all’interessamento di Un’Altra Storia.
Il corteo varesino si svolge in contemporanea con quelli di Treviso, Firenze, Genova e Palermo e precede di poco le «sfilate» di Milano, Bologna e Caserta, in programma il 25 giugno. In tutto sono ventuno gli eventi previsti nel 2016 in Italia, tutti inseriti nell’Onda Pride, la mobilitazione che riguarda chiunque desideri vivere in un mondo che non discrimina per orientamento sessuale e identità di genere e in cui tutti siano liberi di essere quel che sono. Ne abbiamo parlato con Giovanni Boschini, 24 anni, presidente di Arcigay Varese e studente di informatica all’università dell’Insubria.
Giovanni, il Pride a Varese è quasi un evento storico. Quanto siete orgogliosi di esserci riusciti?
«Molto! Il nostro è il quarto Pride in Lombardia dopo Milano, Pavia e Treviglio. Credo che per la città sia importante ospitare eventi di questo tipo. La nostra è una provincia tradizionalmente molto restìa alle diversità, eppure ci sarebbero tutte le potenzialità per far convivere serenamente ogni persona senza creare le solite, inutili contrapposizioni. L’aver ricevuto il sostegno di tanti, anche di diverse attività commerciali, mi ha fatto veramente piacere. Soprattutto perché ho scoperto una città che accoglie e non discrimina».
La Provincia ha dato il patrocinio, il Comune no…
«Credo che il Comune abbia perso una grande occasione. Sembra una gesto da niente, ma non lo è: per un ragazzo che non si accetta, vedere che il suo Comune e il suo sindaco lo sostengono è un segnale forte. Senza contare che questa è una manifestazione che genera un ritorno di visibilità, anche economico. Per me non ci hanno fatto una bella figura, ma da un’amministrazione che approva mozioni a tutela della famiglia naturale come se noi fossimo innaturali non potevamo aspettarci granché».
Esagerazioni, drag queen, uomini discinti, bellissimi e gay… Non avete il timore di scandalizzare una città tanto moderata, all’apparenza?
«Il concetto di scandalo è soggettivo: qualcuno si scandalizza anche se due uomini si danno la mano passeggiando. Credo che siano ben altre le cose per la quale scandalizzarsi, onestamente. Il Pride è bello anche per questo: perché ognuno è veramente libero. Noi non porremo veti».
Ma davvero c’è ancora bisogno di sfilare in Pride? Di tutto quell’eccesso?
«Omosessuali e transessuali sono rimasti nell’ombra per anni, subendo continue angherie e nascondendosi a scuola e sul lavoro. Ora non è più il momento di nascondersi e questo è ciò che vogliamo dire, questo è il messaggio. Quindi è giusto che ognuno si renda visibile come meglio crede, nella sobrietà, come nel colore e nell’eccesso. Al Pride ogni persona deve essere rispettata e sentirsi libera di essere, proprio come dovrebbe essere nella vita».
Vi aspettate tante persone?
«È importante che ci siano tante persone: nonostante la legge sulle unioni civili, l’Italia è passata dal 34° al 33° posto su 49 Paesi europei per il rispetto dei diritti Lgbt. Manca una legge sull’omofobia e manca la piena uguaglianza sul matrimonio. Soprattutto manca una legge che tuteli le famiglie Arcobaleno, quelle composte da coppie dello stesso sesso con bimbi. Ce ne sono anche nella nostra provincia e i loro bambini vanno all’asilo con quelli degli altri, ma non hanno gli stessi diritti. A proposito di tutela dei minori, infatti, oggi bisogna sperare nei tribunali perché non c’è una legge chiara. La stepchild adoption - che avrebbe consentito al figlio di essere adottato dal partner del proprio genitore, unito civilmente o sposato - è stata stralciata dalla legge sulle unioni civili».
Quali sono le altre richieste che il corteo del Pride serve a veicolare?
«Per il Varese Pride è stato redatto un manifesto politico disponibile sul nostro sito: abbiamo formulato richieste al governo nazionale e a quello locale, come l’apertura di uno sportello antidiscriminazioni, o l’adesione alla rete Ready che combatte l’omotransfobia. Chiediamo azioni serie contro il bullismo omofobico e attività istituzionali di sensibilizzazione. Soprattutto invitiamo le amministrazioni comunali a non cadere nella bufala della teoria del gender, una teoria priva di senso, già smontata dalla comunità scientifica e che vive solo negli ambienti estremisti cattolici. Nelle scuole non si vuole introdurre nessuna teoria fantasiosa: semplicemente si educa al rispetto per evitare di far crescere potenziali bulli. È una cosa così priva di senso? A me sembra di no».
Chi invitate a sfilare con voi?
«Tutti coloro che credono che la diversità sia una ricchezza e non hanno problemi a mostrarlo pubblicamente».
Sei giovane, ma la tua storia può già essere un esempio. Ti va di parlarne a cominciare dalla domanda: cosa significa essere omosessuali in provincia?
«Essere omosessuali in provincia - e in generale essere minoranza - non è per niente semplice. Ho capito di essere omosessuale sin da piccolo, ma i primi problemi li ho avuti a 17 anni ed era imbarazzante quando tutti mi chiedevano perché non avessi ancora la ragazza. Il mio percorso di accettazione non è stato semplice: mi sono nascosto anche a me stesso a lungo, finché a 19 anni non mi sono fidanzato con il mio attuale compagno. Da quando tutto è stato chiaro, non sono stato più nell’ombra, anzi, ho iniziato anche ad andare ai Pride. Il primo mi è piaciuto moltissimo: il clima di accettazione e fratellanza che vi respiri è meraviglioso, scrolla di dosso il peso dei pregiudizi altrui».
E i tuoi genitori?
«Sono stato scoperto quasi subito da mia mamma che non ha battuto ciglio, né lei, né i miei familiari. Ammetto di essere stato molto fortunato, per molti miei amici non è stato così semplice: vengono portati da psicologi o da esorcisti, se non picchiati o insultati, anche in famiglia».
Cosa vuoi dire a un ragazzo e a una ragazza che hanno scoperto di innamorarsi solo di persone del loro stesso sesso?
«Ditelo, e vivete la vostra vita serenamente anche a costo di risultare fuori contesto. Sappiate che se avete bisogno di aiuto, di un consiglio o di amici, noi all’Arcigay siamo sempre pronti ad accogliere nuove persone: abbiamo tutti avuto un percorso di accettazione più o meno difficile».
Anche perché al tema dell’omosessualità si legano quelli dell’omofobia e del bullismo…
«Sono entrambi tasti dolenti. In Italia i piani di prevenzione a scuola e al lavoro sono scarsissimi, diversamente da quello che sostengono i complottisti della teoria del gender. Gli unici piani realizzati sono quelli delle associazioni che con i propri volontari si impegnano ogni giorno».
Molti vi vorrebbero curare come malati, ma omosessuali si nasce.
«Questo è un pregiudizio duro a morire. L’Organizzazione mondiale della sanità ha rimosso l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali nel 1990. Oggi l’omosessualità per la scienza è una variante naturale del comportamento umano. È importante sottolineare che l’Ordine degli psicologi sostiene che le terapie tese a modificare l’orientamento sessuale, oltre a fallire nel loro scopo, possono provocare nei soggetti gravi effetti negativi che spaziano dalla perdita di interesse sessuale all’ansia e depressione - a volte aggravate da spinte al suicidio - causando pesanti stress emotivi e accrescendo l’omofobia interiorizzata. Chi fa curare qualcuno per il proprio orientamento sessuale commette un danno gravissimo».
Il Varese Pride del 18 giugno s’intitola R-esistiamo. L’appuntamento è alle ore 14 in piazza Cacciatori delle Alpi da dove alle ore 15 muove il corteo che attraversa la città con i carri del circolo Il Farina-Powa Flowa Family, Il Salotto, Zsa Zsa Infinity per fermarsi alle ore 17 in piazza Monte Grappa. Lì sono previsti interventi delle associazioni, il concerto di Riki Cellini e il dj set di Attila Basso. Per tutta la sfilata non mancheranno i giocolieri e i performer di Va per Strada. Ulteriori informazioni e testimonianze su www.varesepride.it, scrivendo a info@varesepride.it, ma anche su «Lombardia oggi» di domenica 12 giugno.
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