IL CASO
Varese, Pronto soccorso: «Troviamo soluzioni»
Il sindaco Galimberti e il consigliere alla sanità Bonoldi propongono un tavolo di lavoro con Asst, Ats, Medicina generali e enti locali

«In questi giorni il Pronto soccorso del nostro ospedale è tornato alla ribalta delle cronache locali, per le difficili condizioni ambientali nelle quali i pazienti in attesa di ricovero o in osservazione spesso vengono a trovarsi; difficoltà che naturalmente si acuiscono nei periodi di sovraffollamento». Questa la premessa. Segue la proposta: «Che su questo tema si crei un tavolo di lavoro tra Asst, Ats, rappresentanti dei medici di Medicina generale del nostro distretto ed amministrazioni locali, secondo il metodo delle co-progettazione». Lo hanno detto oggi, lunedì 3 aprile, il sindaco di Varese, Davide Galimberti, e il consigliere delegato alla Sanità, Guido Bonoldi.
Tutto nasce dalle polemiche sui disagi al Pronto soccorso dell’ospedale di Circolo. «Una buona parte ddi pazienti è costituita da persone anziane, che presentano limitazioni motorie e deficit cognitivi e per le quali una tale situazione non è solo disagevole ma spesso causa di complicanze che hanno un impatto negativo sulla prognosi, come stato confusionale acuto, lesioni da pressione, sindrome ipocinetica - si legge nella nota diffusa da Galimberti e Bonoldi -. Siamo convinti che il Dipartimento di Emergenza urgenza del nostro ospedale sia caratterizzato da un elevato livello qualitativo in termini di competenze e di dotazioni diagnostiche e che i casi urgenti e complessi che si presentano vengano affrontati in maniera del tutto appropriata; siamo anche consapevoli della “pressione” alla quale sono sottoposti i professionisti che vi operano, medici, infermieri, operatori sociosanitari e a loro va il nostro ringraziamento. Ciò non di meno riteniamo che vadano cercate soluzioni che possano migliorare anche la qualità ambientale ed assistenziale, per tentare di fare in modo che la permanenza in Ps non si trasformi per i pazienti in una condizione di per sé “traumatica».
«È chiaro a tutti - aggiungono - che si tratta di un problema complesso, che non può avere una soluzione univoca, ma che richiede risposte diversificate».
«In occasione delle recenti elezioni regionali - osservano - il Comitato Varese in Salute ha formulato quattro proposte che sono state poste all’attenzione dei candidati alla Presidenza di Regione Lombardia; una di questa riguarda la realizzazione di un ospedale di comunità a Varese, realizzazione che avrebbe a nostro parere delle ricadute positive anche per il Pronto soccorso. Il Pnrr e il decreto ministeriale 77 prevedono infatti la realizzazione su tutto il territorio nazionale di ospedali di comunità, che in Lombardia sulla base della legge regionale 22 del 2021 sono stati messi in capo al polo territoriale delle Asst. Due aspetti innovativi che li dovrebbero caratterizzare sono costituiti dal fatto che la responsabilità organizzativo-assistenziale sarà affidata ad infermieri e che la gestione clinica dei pazienti ricoverati prevede la collaborazione tra i medici ospedalieri e medici di medicina generale». «Quali potrebbero essere dunque le ricadute positive della realizzazione di un ospedale di comunità nella nostra città, se possibile all’interno del complesso ospedaliero? La prima è che tale realizzazione costituirebbe pur sempre un incremento dei posti letto disponibili per patologie acute o più spesso per riacutizzazioni di patologie croniche di pazienti anziani fragili, patologie che possono essere adeguatamente affrontate in un reparto a bassa-media intensità di cura; la seconda, più specifica, è che la via preferenziale per il ricovero dei pazienti dovrebbe essere quella diretta, dal domicilio all’ospedale di comunità, senza passare dal Ps, con una modalità quindi più appropriata per pazienti anziani fragili e che non grava sul Ps, che è sempre molto affollato».
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