CARENZA IDRICA
Varese, record storico di siccità
Da dicembre a marzo il periodo più asciutto di sempre. Mancano all’appello due mesi di precipitazioni

Non si risolve il problema della siccità: la pioggia delle ultime settimane è stata una manna dal cielo, certo, ma non abbastanza per rimediare al periodo asciutto più lungo della storia recente. Resta un deficit idrico importante di 375 millimetri, come se da dicembre ad aprile fosse mancato l’equivalente di due mesi molto piovosi. Insomma, il territorio ha ancora sete nonostante l’interruzione del periodo più secco.
Secondo i calcoli del Centro geofisico prealpino, infatti, i quattro mesi fra dicembre e marzo sono stati i più secchi in assoluto da quando si effettuano le rilevazioni scientifiche e cioè dal 1967 (solo 56 millimetri caduti, contro una media di 352). Un record poco invidiabile.
Guardando all’intero inverno meteorologico, che invece va da dicembre a febbraio, si raggiunge il secondo gradino del podio, visto che la stagione con meno precipitazioni in assoluto resta ancora quella di 40 anni fa, nel 1980-1981. Allora caddero appena 7,6 millimetri, praticamente zero: nell’inverno appena lasciato alle spalle ne abbiamo avuti 48,8, che restano comunque una miseria, il 20 per cento appena di quanto ci si aspetterebbe.
La siccità è partita dopo la nevicata dell’8 dicembre e da allora si sono inanellati praticamente tre mesi senza una nuvola: a marzo, poi, solo 8 millimetri, il 7 per cento del necessario. E aprile non ha dissetato la terra concedendo soltanto metà dell’apporto richiesto. Il cielo nero dei primi giorni di maggio ha dato un po’ di respiro e sono scesi 49 millimetri, appena un terzo della media: la speranza è che ora ci siano nuove precipitazioni per colmare questo gap.
Qualcosa si è mosso, tanto è vero che le fontane del centro di Varese, in piazza Monte Grappa e ai Giardini Estensi, sono state già riaccese dal Comune proprio per l’apporto idrico e la fine della piena emergenza.
E anche i laghi hanno avuto un sostegno importante: il Maggiore è risalito a 23 centimetri sopra la soglia di magra, che invece era stata più volte raggiunta, con guai seri per la Navigazione nei punti di attracco.
Discorso diverso per il lago di Varese, che riceve acqua soprattutto dal Campo dei Fiori, da un territorio immensamente meno ampio rispetto al Verbano (che assorbe il carico di tantissimi corsi dal Gottardo alla Formazza) ed è meno influenzato dal maltempo. Quindi ora è cresciuto ma di poco: «Di solito - spiega il meteorologo del Centro Paolo Valisa - per ogni millimetro di pioggia, cresce del doppio. Se cadono 2 millimetri, sale di 4, anche se ogni calcolo è diverso a seconda del caso per l’apertura della diga del Bardello».
Riassumendo, fra inverno e primavera è quasi ovunque record per la mancanza di precipitazioni, mancano all’appello due mesi bagnati: «Ora ci saranno diversi giorni di bel tempo, sole e caldo, ma la speranza è che arrivino presto nuovi fronti atlantici senza eccessi o fenomeni violenti che, come abbiamo già visto nel Varesotto dopo lunghi periodi all’asciutto, potrebbero poi causare problemi sul fronte della tenuta idrogeologica - ribadisce Paolo Valisa -. Anche perché, oltre alla siccità, c’è il dramma del rialzo delle temperature: in questi giorni arriveremo anche oltre i 27-28 gradi in particolare giovedì e lo zero termico in montagna salirà addirittura a 3.500 metri, un valore altissimo, praticamente estivo. Questo rischia di essere un anno catastrofico per i ghiacciai, che potrebbero sciogliersi molto presto e disperdere in anticipo quella poca neve caduta in alto. Un problema drammatico per tutto l’ambiente: pensiamo solo che fra dicembre e gennaio siamo arrivati ai 20 gradi al Campo dei Fiori. Ci sono tanti motivi per essere seriamente preoccupati».
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