GIUSTIZIA
Varese ricorda il “giudice ragazzino”
Salone Estense gremito per l’incontro dedicato al magistrato Livatino, ucciso dalla mafia. Mostra in Sala Veratti che ne racconta la vita

Toghe al completo per la serata dedicata a Rosario Livatino, il ”giudice ragazzino” ucciso dalla mafia. Un magistrato che diceva «non dare questo caso pericoloso ai miei colleghi che hanno figli, dallo a me».
Quello di stasera, lunedì 20 novembre, a Palazzo Estense è stato un incontro propedeutico alla mostra che da dopodomani sarà visibile in sala Veratti per raccontare la vita straordinaria del giudice ucciso nel 1990.
La mostra è un’idea nata da Guido Facciuolo per rendere visibile a tutti l’idea di giustizia di questo magistrato che viveva la legge con un rapporto interiore, “innamorandosi” di coloro che aveva davanti. Fatto questo che lo ha reso una figura trainante e straordinaria.
Non stupisce dunque che il Salone Estense fosse gremito questa sera per ascoltare la vita straordinaria di quest’uomo dall’intelligenza sopra la media e dall’umanità trascinante.
«Il ricordo delle cose dolcissime che ho lasciato, l’incertezza del futuro e il ripianto dell’affetto perduto – scrisse Livatino in una notazione prima dell’ingresso in magistratura -. Tutto questo mi opprime. Che Dio mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione che i miei genitori mi hanno impartito esige». Ciò che affascina, infatti, nella figura di Livatino, è la capacità di riconoscere per tutta la vita l’importanza dell’educazione ricevuta.
Anche a Busto Arsizio c’era stato un evento in ricordo di Livatino, il giudice di fede e giustizia.
© Riproduzione Riservata