IN MEMORIA
Busto Arsizio: preghiera in ricordo del “magistrato beato”
In Tribunale verranno ripercorse la vita e le gesta di Rosario Livatino, uomo di giustizia e di fede. A guidare la preghiera l’arcivescovo Luca Raimondi
In ricordo della scomparsa di Rosario Livatino, per tenerne vivo il ricordo e ripercorrerne la vita professionale, Busto Arsizio organizza una preghiera aperta a tutti. Guidata dall’arcivescovo Luca Raimondi, l’iniziativa si terrà nel tribunale della città domani, giovedì 3 novembre, alle ore 9 nell’aula 4.
MA CHI ERA ROSARIO LIVATINO?
Livatino fu un magistrato martire della giustizia, ucciso il 21 settembre 1990, a meno di 38 anni, ma con già 12 di servizio.
Fu assassinato da quattro killer della “Stidda”, un'organizzazione criminale siciliana di tipo mafioso.
Non si occupò soltanto di questioni legate alla mafia, ma anche di tangenti e corruzione, indagando sulla Regione Sicilia e sugli appalti per opere mai eseguite, tra i primi a utilizzare lo strumento della confisca dei beni alla mafia. Col suo omicidio, alcuni suoi colleghi denunciarono lo stato di abbandono in cui versavano molti giudici siciliani impegnati nelle indagini contro la mafia e si aprirono una serie di processi e indagini.
LE PAROLE DI LIVATINO
Livatino fu un uomo di giustizia e di fede, ricordando le sue parole pronunciate in una conferenza tenuta a Canicattì nell’aprile 1986: «Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose o strade o soluzioni.
E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata».
r.w.
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