ESPLOSIONE DI VIOLENZA
Varese, sangue in corso Moro: aggressore in silenzio
Il nordafricano, arrestato per tentato omicidio, oggi non ha parlato davanti al gip. L’aggredito, un italiano di 65 anni, è grave in ospedale. Il giallo della bottiglia

Si è svolta oggi, martedì 2 gennaio, l'udienza di convalida davanti al gip Niccolò Bernardi per il tentato omicidio di sabato scorso in corso Aldo Moro, pieno centro di Varese.
IN SILENZIO
Davanti al giudice è comparso il nordafricano quarantenne fermato dalla polizia dopo che aveva aggredito un italiano di 65 anni, forse con una bottiglia rotta, ferendolo gravemente alla testa e in varie parti del corpo. L'indagato, pluripregiudicato e difeso dall'avvocato Alessandra D'Accardio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip deciderà sulla convalida del fermo e su un'eventuale misura di custodia cautelare nel corso della giornata. Pare che aggressore e vittima non si conoscessero: restano da chiarire i motivi della lite e dell'esplosione di violenza che ha fatto finire in ospedale il 65enne. Ed è anche da chiarire l'uso della bottiglia come arma: secondo alcune testimonianze potrebbe essersi trattato anche di un pestaggio a mani nude. Da vedere infine se l'accusa resterà quella di tentato omicidio: la difesa punta naturalmente a derubricarla in quella meno grave di lesioni e e questo scopo sono in corso verifiche sulle condizioni della vittima.
ESPLOSIONE DI VIOLENZA
La violenza è scoppiata intorno alle sette del mattino del penultimo giorno dell’anno - ma se ne è avuta notizia solo in seguito - nella strada che è uno dei salotti buoni della città, percorsa solo dagli autobus. Il nordafricano avrebbe colpito l’italiano con una bottiglia trasformata in arma tagliente e pochi minuti dopo è stato bloccato dai poliziotti della Volante. Sull’uso della bottiglia non ci sono testimoni diretti. Tutto da accertare, come già anticipato più sopra.
IL PRECEDENTE
Lo scorso novembre un fatto di sangue simile era avvenuto in viale Borri una domenica pomeriggio: in quel caso a finire in carcere erano state tre persone, arrestate dalla polizia dopo il ferimento, anche con un coltello, di un cinquantaduenne davanti alla Fondazione Molina al culmine di una lite scoppiata poco prima in un bar. A comporre quel terzetto due uomini - finiti nella casa circondariale dei Miogni - e una donna - portata invece nel carcere di Como. Tutti poi scarcerati con obbligo di firma e tutti già noti alle forze dell’ordine anche per problemi legati alla droga. La donna, 31 anni, era stata inoltre già arrestata non molto tempo prima quando si era spogliata completamente davanti a un bar di via Veratti e aveva chiesto ai passanti se volessero fare sesso con lei, per poi reagire malamente nei confronti dei poliziotti intervenuti per riportare la calma.
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