PANDEMIA
E tu ce l’hai il saturimetro?
Lo strumento che rileva l’ossigeno nel sangue sta diventando indispensabile nelle nostre case: ecco come aiuta a controllarsi

A differenza di quanto avvenuto la scorsa primavera, nel bel mezzo della pandemia, quando erano introvabili anche per i medici, i saturimetri ora si comperano con facilità.
Terminata la corsa dei medici per averne uno o due da fare “girare” tra i loro pazienti, da settimane sono (purtroppo) diventati un vero e proprio oggetto di culto tra i cittadini.
Cominciamo con lo spiegare che cosa sia questo piccolo apparecchietto che è un po’ come una pinza, una molletta per i panni all’interno della quale “appendere” il proprio dito indice. Serve per misurare, in modo non invasivo, la saturazione funzionale dell’ossigeno dell’emoglobina arteriosa. In pratica, per stabilire quanto ossigeno “corre” nel nostro sangue. Dettaglio non da poco, visto che uno dei sintomi principali di chi è malato di Covid è la mancanza di respiro. Gli apparecchietti registrano anche la frequenza cardiaca e gli oggetti più evoluti anche altri parametri. Si trovano di tutti i prezzi: la maggior parte di questi “pezzi” ormai ritenuti essenziali da moltissimi cittadini, ha un costo che varia dai 30 ai 50 euro. Il saturimetro si compera online e in farmacia. E rappresenta, per la maggior parte dei cittadini che lo hanno acquistato in queste settimane, un elemento di serenità per affrontare il virus. Chi ha fatto i conti con il Covid sa bene che è essenziale sapere quanto “si satura”. E chi per fortuna sta benone, si sente più al sicuro ad avere in casa - e a utilizzare almeno una volta al giorno - tale pulsossimetro. Al punto che quando ci sente con parenti e amici, la domanda “Quanto hai oggi?” sta entrando nel vocabolario comune, aspetto sociale (e ilare, ma che non deve fare perdere la percezione della tragedia collettiva) di come il coronavirus stia modificando abitudini e comportamenti.
Quanto deve essere la saturazione? Naturalmente si tende a generalizzare sui parametri e a rivolgersi al dottor Google, mentre i medici sottolineano che ogni paziente è un caso a sé e che non ci si deve improvvisare esperti, ma utilizzare con intelligenza quel piccolo utile apparecchietto. In generale si considera necessaria l’ossigenoterapia domiciliare in caso di valori di ossigenazione (riportati come SpO2), inferiori al 94 per cento. La necessità di portare il paziente in ospedale per il ricovero scatta quando l’ossigenazione non supera il 90 per cento. Esiste anche un test funzionale, chiamato test del cammino, che si può fare facilmente a casa per comprendere la reale situazione del paziente. Il test del cammino (o 6MWT, cioè six minute walking test) e che in luoghi ristretti può essere eseguito anche salendo e scendendo da una scala, consiste nel camminare nella maniera più veloce possibile appunto per circa 6 minuti. Il medico valuta quindi i parametri, non solo l’ossigenazione del sangue ma anche la frequenza cardiaca, eventuale dispnea e affaticamento muscolare.
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