VILLA AUGUSTA
«Scendi dall’altalena»: botte al parco giochi
Una mamma ne minaccia un’altra per fare giocare il figlio, poi arrivano i papà e finisce in rissa

«Se non fai scendere tuo figlio dall’altalena, ti faccio in quattrocento pezzi».
La minaccia, pronunciata in albanese, è stata capita chiaramente dalla mamma del bambino di sette anni, connazionale della donna che pretendeva che il piccolo lasciasse il posto a sua figlia. Ne è nata un’accesa discussione e in pochi istanti dalle parole si è passati alla violenza: a farne le spese la sorella e il padre del bimbo, picchiati, con tanto di pietre e tirapugni, dai famigliari della bambina e poi finiti in ospedale, con prognosi tra i dieci e i trenta giorni.
Questa è la ricostruzione fatta ieri, lunedì 9 ottobre, in Tribunale a Varese da madre e figlia che hanno denunciato i tre connazionali, una donna e due uomini, accusati, a vario titolo, di minaccia e lesioni personali (le due querelanti, la prima di 45 anni, la seconda di 23, si sono costituite parte civile).
Rispondendo alle domande del pubblico ministero hanno ricordato ciò che successe nel parco giochi di Villa Augusta, a Giubiano, il 7 settembre 2016. «Quel giorno sono andata nell’area verde con mio figlio e mia figlia. Io e la ragazza ci siamo sedute sulla panchina, mentre il bimbo era sull’altalena». Ma su quel gioco voleva salire anche un’altra bimba. «”O lo fai scendere, o ti faccio a pezzi”, ha urlato la madre della piccola», è il racconto della sorella del bimbo “sfrattato” dal gioco. «Io l’ho preso e ho detto “andiamo via”», ha spiegato la 45enne. «Ma quella donna ha iniziato a insultarci. E alle parolacce sono seguite le minacce». Qualche esempio? «Ti spengo la sigaretta in faccia» oppure «Non uscire di casa perché ti ammazziamo!», frasi unite all’invito a curare i bambini mentre giocano al parco, perché uno avrebbe tirato la sabbia e rotto gli occhiali all’altro. Poi, è ancora l’accusa, è scattata l’aggressione fisica, con la ragazza presa a calci e a sassate. La madre ha chiesto aiuto all’ex marito, che poi è arrivato in loro soccorso. Ma anche la “rivale” ha chiamato i rinforzi: al parco si sono precipitati il marito e il cognato, «con i bastoni e il tirapugni. Ed è scoppiata la rissa». La giovane ha riconosciuto in aula, esaminando l’album fotografico della polizia giudiziaria, uno degli imputati: «È lui che ha colpito mio padre con il pugno di ferro», spaccandogli il setto nasale.
Il processo non è però finito. Prossimo, e ultimo, atto a novembre, quando sarà sentito un altro testimone, potranno parlare i tre imputati e infine arriverà la sentenza.
«Pretendeva
che mio figlio lasciasse
il gioco alla
sua bambina,
poi gli insulti
e i cazzotti»
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