VARESE
Stavolta Magrini sta sbagliando
Il presidente della Provincia, gli scricchiolii della maggioranza e la votazione farsa

Era stato acclamato come colui che spezza il potere dei partiti. Il civico civico in grado di trasformare in realtà due sogni: quello dell’attenzione ai Comuni minori e quello della cura del territorio, senza marchi, senza tessere, senza bandiere. Davide contro Golia. Da un ente locale piccolo piccolo come Masciago Primo (poco più di trecento anime), dove è sindaco, alla ribalta provinciale. Ci ha creduto e ha vinto. Il 29 gennaio Marco Magrini ha sconfitto Emanuele Antonelli, numero uno uscente a Villa Recalcati, primo cittadino del Comune più grande della provincia: Busto Arsizio. Applausi al veterinario prestato alla politica che è partito alla grande ma adesso si è incartato. Lo dimostrano gli scricchiolii della sua maggioranza e la votazione farsa per il Cal (consiglio autonomie locali). Nel caso dell’organismo di tutela dei territori Magrini è rimasto schiacciato dentro un accordo partitico che è saltato dentro l’urna del voto on line. Ragion per cui il presidente della Provincia - scelta opinabile - ha annullato tutto e richiesto una nuova seduta. In presenza. Ma non è detto che l’operazione vada in porto perché c’è l’arma del numero legale che potrebbero agitare gli insoddisfatti, non presentandosi all’appuntamento. Questo fa capire che Magrini sta scherzando con il fuoco. La sua forza stava nell’affrancarsi dai partiti, la sua debolezza nel provare a comporre un rassemblement che, nei suoi progetti, forse, mira a rendere più solido il consenso personale. In verità crea solo malumori e scontento perché il civico (o ex civico) si fida di chi non dovrebbe fidarsi e finisce facilmente dentro la trappola di chi gliel’ha giurata nel momento in cui ha avuto forza, capacità e intuito di sovvertire lo status quo.
Insomma, il presidente della Provincia sta provando a tessere la tela per arrivare alla sua conferma in occasione del rinnovo previsto nel 2025 ma, più si muove in questo senso, più crea degli strappi e la dimostrazione è sotto i suoi occhi. I segnali arrivano dalla sua stessa maggioranza nell’ente provinciale e, molto chiari, nella votazione del presidente del Cal. È qui che i partiti hanno fatto cilecca, come già era successo a gennaio in occasione dell’elezione del numero uno di Villa Recalcati. Quest’altro segnale, dunque, dovrebbe far riflettere non solo sugli errori di Magrini nel suo cambio di strategia ma, soprattutto, nella scarsa credibilità delle attuali segreterie provinciali. Che non riescono a farsi rispettare. C’era una volta la disciplina di partito, ma non c’è più. Magrini che l’ha capito fin da subito, ora ci casa dentro. Per questo sta sbagliando.
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