CORONAVIRUS
Tre classi in quarantena al Daverio
All’Itet scoppia la polemica: genitori preoccupati. La dirigente: «I casi riscontrati fuori da scuola e a noi comunicati. Adottiamo misure più rigide di quelle previste: in aula con la mascherina»

Tre classi in quarantena. Una sessantina di studenti che, per effetto della misura sanitaria, hanno lasciato le aule per continuare le lezioni a casa, in remoto. Succede all’Itet (Istituto tecnico economico e tecnologico) Daverio-Casula-Nervi, una delle superiori con più allievi in tutta la provincia.
Com’è stata presa questa sopravvenuta emergenza? Non bene dai genitori, non tutti certo ma alcuni sì, soprattutto quelli dei ragazzi non coinvolti nella quarantena. Alla Prealpina hanno manifestato perplessità e preoccupazione. La prima per il destino che è toccato ai docenti delle classi “svuotate” temporaneamente: continuano ad essere nell’istituto, a insegnare dal vivo agli altri studenti. E poi, l’altro malumore, per l’assenza - dicono - di comunicazioni da parte della direzione dell’Itet. La preoccupazione, come immaginabile, è invece per la sicurezza sanitaria della scuola: non hanno saputo, così spiegano alcuni genitori, l’origine della scoperta dei ragazzi risultati positivi al coronavirus.
La dirigente scolastica, Nicoletta Pizzato, spiega come sono nate, anzi arrivate le decisioni sulla quarantena, e rassicura al 100 per cento i genitori degli studenti (oltre mille i ragazzi dell’Itet, 47 classi) sull’applicazione rigorosa delle prescrizioni anticovid. «La scoperta dei casi positivi - spiega la dirigente - non è avvenuta a seguito di sintomi manifestati a scuola. Ci sono stati comunicati dall’Ats che ha indicato anche i provvedimenti da adottare». In sostanza, i ragazzi positivi sono risultati tali a seguito di controlli e accertamenti sanitari avvenuti al di fuori dell’ambito scolastico. L’Itet, dunque, ne è venuto a conoscenza perché l’Ats appunto ha disposto la quarantena delle tre classi. «Sono tre e non quattro le classi» precisa Pizzato, correggendo la voce che circola tra i genitori. E i prof? Perché non sono stati coinvolti in questa assenza forzata dalle aule?
La dirigente scolastica spiega che non si tratta di una sua decisione, «non abbiamo discrezionalità in tal senso», ma sempre di una indicazione fornita dalle autorità sanitarie locali.
Del resto, le misure messe in campo, pardon nelle aule, all’Itet assolvono totalmente - garantisce la dirigente - quanto richiesto dai protocolli di sicurezza. «I docenti - spiega Nicoletta Pizzato - hanno la cattedra a distanza di almeno due metri dagli studenti». E fuori da scuola, dove l’Istituto non può vigilare, non hanno contatti con i ragazzi, con i gruppetti che eventualmente si formano finite le lezioni. «Abbiamo quattro ingressi separati, percorsi prestabiliti ed entrate scaglionate - sottolinea la preside -. Inoltre qui gli studenti devono indossare la mascherina durante le lezioni».
Questa della mascherina in aula è una precauzione aggiuntiva che la dirigente ha previsto proprio per garantire al massimo i livelli di protezione. «Sì, siamo più rigidi rispetto a quanto è obbligatorio». E i ragazzi come hanno reagito? «Bene, da parte loro c’è stata da subito grande collaborazione».
Le lezioni da remoto, che stanno seguendo peraltro le tre classi in quarantena, «con orari come se fossero a scuola», avvengono su una piattaforma già collaudata dal marzo dello scorso anno. Morale: la dirigente scolastica, pur comprendendo le preoccupazioni, rassicura i genitori dei ragazzi su tutta la linea. E ribadisce, per ciò che riguarda le misure adottate nelle tre classi: «È stato disposto dall’Ats, noi siamo esecutori».
Del resto, in tempi di contagi da record, casi come questo sono quasi all’ordine del giorno.
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