IL CASO
Vedano: «Basta odio, eccomi in foto»
La reazione del barista Matteo alle scritte omofobe. «Ho deciso di farlo nella mia veste di Drag Queen». Solidarietà di tutto il paese

Un episodio che, data la gravità del fatto e la grande stima nei confronti di Matteo Guerzoni, il giovane barista che lavora al bar “Belè”, ha suscitato l’indignazione di tutta la comunità di Vedano Olona. Pochi giorni fa due panchine vicino al cimitero sono state imbrattate con scritte omofobe dirette soprattutto a Matteo, ma anche con scritte sessiste dedicate alla sua titolare Jessica.
Grande sdegno hanno espresso i vedanesi contro questo deprecabile gesto, ancor più inaccettabile considerate le grandi doti di gentilezza e cordialità di Matteo. Il ragazzo, il giorno successivo, ha dimostrato anche un invidiabile coraggio posando, dietro alla panchina ancora violata dalle scritte omofobe, vestito da Drag Queen, cioè nelle vesti di Matteo/Irina. «Ho deciso di espormi con quel set fotografico», racconta Matteo alla Prealpina, «perché mi sentivo di dover testimoniare che l’odio e l’omofobia non smettono mai d’esistere. Ho deciso di farlo nella mia veste di Drag Queen perché ero consapevole che, in questo modo, avrei lanciato un messaggio ancora più incisivo, dimostrando coraggio nell’espormi pubblicamente in queste vesti».
L’attacco omofobo è stato diretto non solo a Matteo, ma anche alla sua titolare, vittima di insulti sessisti. «Non ho sospetti su chi possa essere stato l’autore di questo gesto», aggiunge il giovane, «quindi non posso nemmeno trovare una spiegazione all’episodio in sé. Il paese in generale ha mostrato un grande solidarietà nei miei confronti e non pensavo nemmeno che le persone me ne avrebbero dimostrato così tanta. Sul posto di lavoro ho sempre cercato di essere gentile e professionale, mantenendo un approccio amichevole nei confronti della nostra clientela, così da creare un legame più sereno e piacevole».
Matteo è anche una Drag Queen e, quando si trasforma indossando vestiti femminili, si incarna in Irina. «Questa mia modalità d’espressione è nata circa due anni fa», racconta: «Ho sempre giocato ai videogiochi, partecipato alle fiere del fumetto e mi è sempre piaciuto impersonare personaggi di serie, cartoni e videogiochi. Irina Polanova nasce anche da questa mia passione e dal desiderio di poter impersonare un personaggio che si facesse portavoce di un messaggio e di un’idea, a parte l’aspetto più spettacolare». Matteo ha avuto coraggio da vendere a posare come Irina dietro a una delle due panchine imbrattate.
«Non si può non prendere atto di questa grave forma di violenza che è l’omofobia», aggiunge, «io ho reagito in questa maniera, ma tante persone, che avevano ricevuto simili trattamenti, purtroppo non sono più con noi. È anche per questo che ho cercato di diffondere sui social il set che abbiamo realizzato: per ispirare e per far nascere il coraggio a chi, purtroppo, ne ha ancora troppo poco. Spero che il 2025 possa essere un anno di grandi cambiamenti sotto questo fronte, anche se, purtroppo, i muri della mentalità chiusa sono i più difficili da abbattere».
Tanti vedanesi hanno dimostrato solidarietà a Matteo anche andando a trovarlo al bar dove lavora, condividendo i loro pensieri ma anche diverse loro esperienze. «Tutto ciò», conclude il giovane, «mi ha dato ancora più forza e sicurezza in me stesso».
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