L’APPELLO
Minacce al controllore: 5 mesi
Il fatto 4 anni fa: venticinquenne varesino condannato

«Intemperanze giovanili» o «ingiustificato atteggiamento da bullo di provincia»?
Tra chi, come l’avvocato difensore di turno, puntava a minimizzare l’accaduto e, chi al contrario, come il sostituto procuratore generale di Milano Gaetano Santamaria Amato, di minimizzare non aveva proprio nessuna intenzione, i giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno sposato la linea dura della pubblica accusa.
Risultato: cinque mesi di reclusione (con la sospensione condizionale) a carico di P.D.P., 25 anni, incensurato originario di Varese, ma residente in provincia di Como, perché ritenuto colpevole dei reati di interruzione di pubblico servizio e di minaccia a pubblico ufficiale.
La sentenza d’appello conferma integralmente il verdetto di primo grado emesso dal Tribunale di Varese. La tutt’altro che indimenticabile performance dell’imputato - su una falsariga purtroppo sempre più frequente comune - ha avuto luogo su un treno all’altezza della stazione Trenord di Vedano Olona a fine maggio di quattro anni fa.
A “innescarla” la più che giustificata richiesta del controllore di turno di mostrare il biglietto o l’abbonamento. Constato che il passeggero non aveva con sé nessun titolo di viaggio, il controllore lo invitò a pagare il ticket o a scendere dal treno.
La reazione del giovane, all’epoca dei fatti ventunenne?
«Dai, su, muoviti femminuccia. Chiudiamo queste porte e andiamo», minacciò ad alta voce in tono di sfida. Il controllore irremovibile lo invitò a scendere ma il passeggero continuò a provocarlo: «Chiama pure chi vuoi ma guarda che se non chiudi le porte io e gli altri passeggeri ti chiudiamo in bagno».
La manfrina proseguì per 20 minuti, fino a quando non intervennero i carabinieri della Stazione di Malnate che costrinsero il giovane a scendere dal treno.
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