LA SENTENZA
Vendetta e abuso: giudice condannato
Un anno e sei mesi a un ex magistrato onorario di Luino

Il pubblico ministero di Brescia ha chiesto una condanna a un anno di carcere ma il Tribunale in composizione collegiale è stato più severo e ha inflitto all’imputato una condanna a un anno e sei mesi per il reato di abuso d’ufficio. Si è concluso così il processo nei confronti di un ex giudice onorario di Varese, Alberto Morandi, 47 anni, che nel 2012 era in servizio nella sezione distaccata di Luino del Tribunale del capoluogo (trattandosi di un magistrato la competenza a valutare i suoi comportamenti dal punto di vista penale è appunto dei giudici di Brescia).
Un caso complicato
Sintetizzando una questione piuttosto complessa, a Morandi, in qualità allora di giudice onorario, era contestato di aver trattato all’inizio del 2012 una causa promossa dal Comune di Luino, del quale era dipendente e con il quale aveva in corso a sua volta una causa di lavoro, senza astenersi come avrebbe dovuto, e di aver utilizzato «notizie apprese in virtù del suo rapporto di dipendenza con l’ente», «strumentalizzandole per fini del tutto estranei alla decisione della causa in trattazione».
Prendendo di mira in particolare un avvocato del Foro di Varese che difendeva il Comune e che nel frattempo è deceduto, e un altro avvocato che era dirigente del settore legale dell’ente, con il primo che a suo dire sarebbe stato pagato troppo con il beneplacito del secondo.
Di qui anche la decisione del Tribunale di Brescia di disporre risarcimenti a favore del Comune di Luino, rappresentato dall’avvocato Corrado Viazzo, dei familiari del legale che non c’è più, rappresentati dall’avvocato Patrizia Esposito, e del dirigente comunale luinese, rappresentato dall’avvocato Marco Martinidel foro di Monza. A ciascuna delle parti civili andranno 10mila euro.
«Ho subito una ritorsione»
Scontato il ricorso in appello dell’imputato, che si è sempre difeso sostenendo di aver fatto il proprio dovere e di essere stato per questo vittima di «grave ritorsione di natura politica» (l’aveva scritto tra l’altro in una lettera inviata al presidente della Repubblica, al presidente del Senato, al ministro della Giustizia e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione).
Tutto iniziò con un’opposizione a un’esecuzione promossa dal Comune di Luino, che aveva perso una causa per una questione edilizia, opposizione che fu trattata appunto dal got ora condannato, nonostante le disposizioni di legge - sosteneva la Procura di Brescia e ora anche il Tribunale, pur con sentenza non definitiva - lo obbligassero ad astenersi, in quanto dipendente del Comune e in lite con lo stesso in una causa di lavoro dopo una sanzione disciplinare del gennaio 2012.
Ma che cosa c’entravano i due avvocati in tutto questo? Il primo, Daniele Ferrari, difensore del Comune di Luino, sarebbe stato bersaglio di un’ordinanza del got, «rilevata la asserita incongruità dell’importo della parcella professionale», ordinanza con cui Morandi chiedeva «all’ente di trasmettere copia della parcella, nonché copia della determina di liquidazione emessa dal competente funzionario comunale, al dichiarato fine di valutare la eventuale responsabilità contabile e patrimoniale nei riguardi di amministratori e/o funzionari del Comune di Luino».
Mentre dell’altro avvocato, Francesco Fachini, dirigente del settore legale dell’ente, sarebbe stata messa in dubbio la correttezza in una mail all’Ordine degli avvocati di Varese. Mail con la quale Morandi «chiedeva di conoscere il dominus presso il quale il predetto avvocato aveva svolto la pratica legale» (sospettava infatti legami poco chiari tra i due).
Di qui danni alla reputazione del Comune e dei due avvocati, nonché tempo perso per niente dall’ente pubblico, in parole povere. Ma l’ex got ribatte sostenendo di aver agito solo a tutela della finanza pubblica, dato che era pubblico ufficiale e voleva evitare che il Comune pagasse parcelle eccessive.
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