CORONAVIRUS
Bloccati ai Caraibi da tre mesi
La vacanza diventa un incubo: l’odissea di una famiglia verbanese. «Il prossimo volo? A settembre»

Sei mesi ai Caraibi. Un sogno? No, un incubo, se quella che è iniziata come una vacanza si trasforma in una quarantena infinita che impedisce di tornare a casa e riprendere a lavorare.
Ne sa qualcosa la famiglia di Daniele Santoro, ristoratore di Intra. Partito il 18 febbraio per le spiagge dell’isola colombiana di San Andres con la moglie Federica e la loro bimba di 5 anni, non riesce più a rientrare in Italia.
Nel Paese sudamericano è infatti in vigore la “quarantena nazionale” che terminerà il 31 maggio: tutti i voli internazionali sono sospesi fino al 31 agosto; stop fino al 30 giugno anche a quelli interni, come quello che la famiglia verbanese dovrebbe prendere per raggiungere Bogotà qualora trovasse tre posti su uno degli aerei straordinari in partenza, sporadicamente, per l’Europa e su cui la Farnesina potrebbe ottenere dei tagliandi per cittadini italiani. Ma è un’impresa quasi impossibile. Le richieste sono tante, i posti pochi. Ieri è decollato un volo straordinario commerciale per Malpensa, con scalo a Lima (Perù), ma i biglietti sono andati esauriti in un attimo. «Però nessuno ci ha avvisato, nonostante io sia in contatto costante con le autorità diplomatiche - dice Santoro - Lo abbiamo scoperto dal sito dell’ambasciata venerdì, ma ormai non c’era più disponibilità».
Quando il loro aereo è partito da Malpensa per raggiungere, via Madrid, la Colombia, in Italia si parlava ancora poco di coronavirus. «Ho comunque chiamato la Farnesina per informarmi e mi hanno rassicurato, mi hanno detto che non c’erano problemi».
Il 20 febbraio il primo caso a Codogno e poi, progressivamente, l’allarme si estende a tutto il pianeta. Il 10 marzo parte da una Colombia ancora Covid-free un volo per il rientro, ma Verbania è appena diventata zona rossa; da qui la decisione di aspettare qualche giorno per capire l’evoluzione di una situazione ancora poco chiara. Ma da metà mese iniziano le restrizioni anche oltreoceano, i voli spostati, fino al blocco totale del 23.
«Da marzo ad oggi ci hanno già cancellato tre voli. L’ultima ipotesi, quella di una partenza il 2 giugno, è tramontata. E anche l’aereo del 18 luglio è stato soppresso. Adesso la prima data disponibile per noi è il 3 settembre - racconta Santoro, via Skype - Dall’ambasciata italiana mi hanno detto che sono pronti a darmi subito tutti i permessi necessari se noi troviamo un volo privato per arrivare a Bogotà. Ma io non mi posso permettere certo una spesa del genere, parliamo di circa 5.000 euro a testa, solo per il trasferimento interno. Dalla capitale della Colombia, dovrei poi comprare i biglietti per Amsterdam e per Milano».
Il tutto a prezzi proibitivi, soprattutto se oltre alle spese per la vacanza forzata ci sono da pagare anche i conti della propria attività - chiusa - in Italia. «Finora sono riuscito a far fronte a tutti i miei impegni, ma sono quasi alla frutta. In questa situazione rischio di fallire».
In apprensione ci sono anche i quattro dipendenti del suo locale, “La Bottega dei Messapi” di piazza San Rocco. Sabato scorso il ristorante avrebbe potuto riaprire, ma fino a quando lo chef, e proprietario, non potrà uscire da quella “prigione dorata”, le porte sono destinate a restare sbarrate. «Siamo chiusi in casa. Esco una volta alla settimana per fare la spesa e poi torno nell’appartamento in cui vengo da tanti anni in vacanza su questa splendida isola». Un paradiso che si sta trasformando in un inferno, in cui Santoro ormai non fa che stare incollato allo smartphone in attesa che, dal web o dall’ambasciata , arrivino buone notizie.
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