IL PROCESSO
«Picchiato con una mazza da baseball per 20 euro»
Un prestito negato sarebbe alla base dell’aggressione. Ma l’accusato nega

«Ci incontrammo al bar e mi chiese di prestargli venti euro. Io gli dissi di no, allora lui prese una mazza da baseball che aveva in macchina, scavalcò la recinzione ed entrò in casa mia. Mi diede una prima mazzata in testa; io sono svenuto, lui mi ha tirato su, mi ha dato degli schiaffi per farmi riprendere e poi mi ha sferrato altri sette colpi, in tutto il corpo». Il ventottenne di Viggiù ha raccontato al collegio del Tribunale di Varese l’episodio che, nel dicembre di quattro anni fa, lo portò a denunciare un suo vecchio conoscente («A Cantello eravamo vicini di casa, giocavamo a nascondino assieme»), il quarantenne Marco De Maggio, che ora si trova sotto processo con l’accusa di tentata estorsione. Accusa che l’uomo - che sarà ascoltato nell’udienza del 23 dicembre - respinge seccamente. Per il suo difensore, l’avvocato Andrea Boni, la presunta vittima non è credibile. Il legale gli ha anche contestato di aver cambiato versione, su alcuni dettagli, rispetto a quanto dichiarato nel 2017 ai carabinieri. «Allora ero confuso, avevo preso delle botte in testa», si è giustificato.
Secondo il querelante, il suo aggressore, brandendo la mazza da baseball, puntava a farsi dare i soldi: «Cercali, altrimenti ti spacco tutto». A “salvarlo” fu l’intervento dei vicini di casa, allarmati dai rumori e dalle urla provenienti dall’appartamento: «Mentre la vicina andava a prendere il ghiaccio per medicarmi, lui è scappato dalla porta principale».
La madre della parte offesa ha poi dichiarato che De Maggio non era amico del figlio e che non era mai andato a casa sua. «Gli ho telefonato per capire che cosa fosse successo e lui mi ha detto che mio figlio gli doveva restituire 500 euro. Ma mio figlio ha negato: “Se l’è inventato”, disse».
La parola all’imputato, che tra due mesi racconterà la sua versione.
Un’aggressione con una mazza da baseball era stata denunciata l’anno scorso a Varese. Ma in quel caso si era scoperto che la vittima si era inventata tutto.
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